FOTO-VIDEO | Greci e rumeni avevano festeggiato lo scorso 25 dicembre. Padre Castrizio: «La chiesa è al servizio e quindi per noi oggi è Natale un'altra volta»
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Slavi e georgiani festeggiano la Nascita di Gesù mentre i greci il suo Battesimo, nello stesso giorno e nella stessa chiesa ortodossa di San Paolo dei Greci, nel quartiere di Sbarre a Reggio Calabria. Qui, in quanto luogo di accoglienza di popoli e culture, è stato celebrato il Natale anche per le comunità ortodosse che seguono ancora il calendario Giuliano e che dunque lo festeggiano il 7 gennaio.
Da oltre un secolo, infatti, il patriarca ha aderito al calendario gregoriano, ma non tutte le comunità sono state d'accordo. Dunque greci e rumeni, questi ultimi i più numerosi della comunità ortodossa reggina che complessivamente conta tremila persone, hanno festeggiato il Natale come i cattolici lo scorso 25 dicembre, mentre georgiani, secondo gruppo più numeroso tra gli ortodossi, e slavi sono rimasti fedeli al calendario di Giulio Cesare. Per costoro, in vista del Natale che si festeggia oggi 7 gennaio, a Reggio la liturgia per loro ha avuto luogo ieri sera, 6 gennaio, secondo il calendario di Papa Gregorio XIII, giorno del battesimo di Gesù, avvenuto nel fiume Giordano ad opera di Giovanni Battista.
Il Natale e il ricordo dei magi e dei pastori
«La chiesa, quale luogo che accoglie diverse comunità ortodosse senza imporre grecità o patriarcato, deve essere al servizio - ha spiegato ancora Daniele Castrizio, parroco della chiesa ortodossa San Paolo dei Greci di Reggio - e così abbiamo officiato nuovamente la liturgia del Natale. Dunque, nel giorno del 6 gennaio in cui per i greci abbiamo celebrato il battesimo, come mio nonno Carlo bene ci ricordava, la sera abbiamo celebrato anche il nascita di Gesù. In questa giornata gli unici santi che si possono ricordare sono i magi e i pastori. I primi sono i sapienti che raggiungono la grotta tramite la lettura del cielo, seguendo le Stella, e i secondi sono i pastori che invece vengono guidati dagli Angeli e raggiungono la grotta seguendo il cuore. Ciò a dimostrazione che Gesù può essere adorato da chiunque», ha spiegato ancora Daniele Castrizio, parroco della chiesa ortodossa San Paolo dei greci di Reggio.
«Il Natale ortodosso è un pò più spirituale; non ha subito tutte le influenze americane. È un Natale in cui si mangia bene perché si esce da un periodo di digiuno ferreo lungo 40 giorni, il secondo più duro dell'anno dopo quello pasquale. Anche se la tradizione dell'albero di Natale adesso è comune, non lo stesso può dirsi del presepe che invece non viene riconosciuto come rappresentazione della Natività e, dunque, per noi non è una pratica tradizionale. La nostra celebrazione consiste nella versione lunga della Messa cattolica, la versione originale con un cerimoniale complesso, con ruolo di spessore svolto del Diacono, gli interventi del Cantore e del Coro e i caratteristici intercalari in slavo ecclesiastico, ucraino, rumeno, georgiano e greco», ha raccontato ancora padre Daniele Castrizio.
«Festeggiamo la nascita di colui che, attraverso lo Spirito santo, porta la vita nel mondo. Avvolto in bende non in fasce, che ne segnano la mortalità e quindi l'umanità, è Gesù Bambino venuto al mondo per salvarlo. Maria, avvolta in un vestito rosso come fosse un cuore, sa. Lei, donna semplice ma specialissima nell'anima, sa, come sanno anche i magi che non cedono alle richieste di Erode che in quel Bambino, destinato a diventare Re, vede una minaccia per il suo potere», ha sottolineato padre Daniele Castrizio durante la liturgia.
A Pasqua, unica liturgia e digiuno comune
Non ci saranno due liturgie a Pasqua, rispetto alla quale la comunità ortodossa segue compatta il calendario Giuliano. Dunque una data diversa per festeggiare il Natale, che è celebrazione con data certa, e una data unica per tutta la comunità ortodossa per la festa mobile della Pasqua.
«Festeggeremo tutti insieme la Resurrezione di Gesù, che quest'anno cadrà il 24 aprile, con una sola settimana di differenza rispetto a quella cattolica (17 aprile). Il prossimo digiuno sarà dunque perfettamente coincidente e condiviso da tutta la comunità, dal primo all'ultimo giorno e la liturgia sarà una sola e più partecipata», ha concluso padre Daniele Castrizio.