Paese Festival Off e Paesi Tuoi Festival celebrano lo scrittore piemontese. Il Carcere, romanzo che Rubbettino ha adesso ripubblicato, si ispirò a quei mesi di esilio durante il regime fascista
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A Brancaleone, nel reggino, si intrecciano il Pavese Festival Off promosso dalla fondazione con sede a Santo Stefano Belbo, in provincia di Cuneo, comune natio dello scrittore, e la prima edizione di Paesi Tuoi Festival al via in svolgimento fino a lunedì 5 agosto. La denominazione del festival, con la direzione artistica di Livia Condemi, richiama chiaramente il titolo del primo romanzo pubblicato da Cesare Pavese, “Paesi tuoi” (1941).
In particolare, domenica 4 agosto, alle ore 17 avrà luogo una passeggiata, organizzata in collaborazione con la proloco di Brancaleone presieduta da Carmine Verduci, con partenza dalla stazione e con tappe presso i luoghi simbolo del confino fino alla dimora in cui Cesare Pavese, oggi di proprietà di Tonino Tringali che sovente la apre al pubblico.
Nella cornice di questo luogo dove è visitabile la stanza in cui Pavese soggiornò durante il confino iniziato proprio nell'agosto del 1935, alle 19 si terrà una tavola rotonda con la professoressa Monica Lanzillotta, autrice della prefazione alla nuova edizione de Il carcere (Rubbettino), Giovanna Romanelli, autrice di Cesare Pavese e le donne. La “fragile illusione” dell’amore (Rubbettino), e Pierluigi Vaccaneo, direttore della Fondazione Cesare Pavese. A moderare l’incontro Luigi Franco, direttore editoriale di Rubbettino.
L'omaggio nel luogo dell'esilio
Rivive così la storia dell'esilio in Calabria, a Brancaleone nel reggino, dello scrittore piemontese Cesare Pavese. Lo fa nel segno della fresca ristampa con i caratteri di Rubbettino del romanzo Il Carcere, al quale Pavese affidò la descrizione del tempo trascorso da confinato politico nel paese del profondo Sud.
Sulla costa ionica reggina, dove era arrivato in pieno regime fascista nell'agosto del 1935, iniziò a scrivere invece un diario che si sarebbe rivelato di fatto la sua autobiografia, pubblicata postuma nel 1952 da Einaudi a cura di Massimo Mila, Italo Calvino e Natalia Ginzburg, con il titolo “Il mestiere di vivere. Diario 1935-1950”. Pagine e pagine che avrebbero racchiuso quindici anni di inquieta esistenza, iniziate a scrivere proprio in Calabria.
Per i personaggi si ispirò anche a gente del luogo, a persone realmente esistite e conosciute. Il mare e i gelsomini calabresi rappresentarono le pareti e l’orizzonte dove iniziò a decantare quanto poi Pavese fermò su carta tra il 1938 e il 1939, scrivendo appunto Il carcere (titolo originario era Memorie di due stagioni). Il romanzo fu scritto in dittico con “La casa in collina” e pubblicato nel 1948 nel volume unico “Prima che il gallo canti”. Questo fu anche il titolo del film calabrese diretto dal regista catanzarese Mario Foglietti negli anni Novanta.
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