Tra le colline della Calabria, nel piccolo comune di Santa Sofia d'Epiro, vive un poeta che incarna l'anima della cultura arbëresh. Con la sua figura esile ma dalla presenza imponente, Benito Guido è diventato il simbolo vivente di una tradizione poetica millenaria, un ponte tra il passato glorioso e un presente in rapida evoluzione. Nato all'inizio degli anni '30 del secolo scorso, il poeta ha vissuto attraverso alcune delle epoche più tumultuose della storia moderna. Ha visto la sua comunità arbëresh affrontare sfide enormi, dalla povertà del dopoguerra all'emigrazione di massa, fino alle minacce dell'assimilazione culturale.

Tuttavia, attraverso tutto questo, ha mantenuto viva la fiamma della poesia, vedendo in essa non solo un'espressione artistica, ma un dovere sacro verso il suo popolo. Per il nostro poeta, la poesia arbëresh è molto più di una semplice forma letteraria. È un veicolo di memoria collettiva, un mezzo per preservare e trasmettere l'identità di un popolo che, secoli fa, lasciò la propria terra natia per stabilirsi in Italia.

Ogni verso che scrive è intriso di storia, ogni rima riecheggia le voci degli antenati che hanno mantenuto viva la lingua e le tradizioni albanesi in terra straniera. Nei suoi componimenti, si possono sentire gli echi delle antiche ballate epiche albanesi, i canti dei rapsodi che narravano le gesta degli eroi nazionali. Ma non si tratta di una mera ripetizione del passato. Il poeta intreccia sapientemente questi elementi tradizionali con riflessioni profonde sulla condizione della diaspora, sul senso di appartenenza e sull'identità culturale in un mondo globalizzato. La concezione della poesia arbëresh del nostro artista è radicata nella convinzione che le parole abbiano un potere quasi magico.

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Per lui, ogni termine in arbërisht è un tesoro da custodire gelosamente. Sceglie le parole con la cura di un gioielliere che seleziona pietre preziose, consapevole che ogni vocabolo preservato è una vittoria contro l’oblio. Ma la sua non è una visione nostalgica o passatista. Al contrario, il poeta vede nella poesia arbëresh uno strumento vitale per il futuro della sua comunità. Crede fermamente che attraverso i versi si possa mantenere vivo l'interesse delle nuove generazioni per le proprie radici. Per questo, nonostante l'età avanzata, si dedica con passione cercando di trasmettere ai giovani non solo la tecnica poetica, ma soprattutto l'amore per la lingua e la cultura dei loro avi.