«Il Comune è stato informato per la prima volta il 19 giugno e non solo ha fatto, ma ha anche anticipato i tempi». Così Emilio Saverio Buda, componente della Commissione straordinaria che guida Rosarno, a proposito delle accuse di inerzia che erano piovute sull’ente in relazione alla ritardata sepoltura di Yuliia Astafieva. Il corpo dell’ucraina vittima di femminicidio l’8 marzo scorso nella cittadina della Piana, al centro di un caso per via del ritardata tumulazione della salma – che si trova nell’obitorio dell’ospedale di Locri – può essere ora seppellito, non appena l’agenzia funebre incaricata riceverà il nulla osta dall’autorità giudiziaria.

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Sembra questione di ore, comunque, quando il commissario rosarnese – martedì scorso – apre le carte del faldone preparato dalla dirigente Domenica Corigliano. «Il clamore suscitato – spiega Buda – dipende dal tempo trascorso dal fatto dii sangue, ma il Comune non c’entra nulla con questo ritardo, anzi noi dopo aver richiesto al legale incaricato dal Consolato ucraino gli altri documenti che servivano per la tumulazione, abbiamo cercato per le vie ufficiali la ditta pronta ad espletare il servizio». Nel carteggio che illustrano nel municipio non c’è traccia di quel diniego che per ragioni economiche, secondo l’avvocato Giancarlo Liberati, «il Comune dove la ragazza era residente avrebbe comunicato». Dunque non sarebbe Rosarno, nei cui elenchi dello Stato civile la donna non risulta, ad aver ritardato la procedura posto che, comunque, è ormai pacifico che il ritardo è certamente dovuto alla ricerca – rivelatasi vana – di familiari che in Ucraina rivendicassero la restituzione della salma, tentativo espletato in condizioni rese ancora più difficili vista la guerra in corso.

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«Già in passato – conclude Buda – abbiamo reso servizi di questo tipo, perché l’umanità viene certamente prima di ogni valutazione burocratica». Nell’ultima comunicazione mostrata dal commissario viene riferita la prossima concessione di un nulla osta, per il trasporto dall’obitorio a cimitero rosarnese, circostanza che sembrerebbe escludere l’organizzazione di una funzione religiosa fuori da questo tragitto.