Il sogno di libertà di Maria Concetta Cacciola dura solo tre mesi, un sogno coltivato a lungo, ma che si conclude in maniera tragica a soli 31 anni. Nata e cresciuta a Rosarno in una famiglia di ‘ndrangheta legata al clan Bellocco, Maria Concetta decide di uccidersi quando la speranza di una vita diversa era definitivamente tramontata.

Indagini e processi non riescono a provare l’accusa di omicidio, ma i suoi familiari – padre, madre e fratello – vengono condannati per le ripetute violenze alle quali la giovane donna era stata sottoposta, non solo negli ultimi mesi di vita, ma da quando aveva iniziato a ribellarsi alla relazione con un marito violento e spesso in carcere. I tre mesi che portarono alla sua morte iniziano l’11 maggio 2011: convocata in caserma a Rosarno per il sequestro del motorino del figlio, Maria Concetta spiega ai carabinieri che vuole parlare della sua vita da prigioniera in una famiglia di ‘ndrangheta, da tempo divenuta un inferno di violenza, paura, crudeltà.

Nel giro di 15 giorni diviene una testimone di giustizia, portata via di notte dalle forze dell’ordine verso una località protetta, prima in Calabria poi a Genova. Tutto quello che dichiarerà alla magistratura sarà confermato dalle indagini. Intanto, però, il legame con Rosarno non può essere reciso di colpo: i suoi figli non sono con lei e la decisione di collaborare con i magistrati della Dda l’aveva presa, soprattutto, per dare a loro un futuro diverso. La sua famiglia lo sa e fa leva sui suoi tre figli per costringerla a tornare a casa e ritrattare. E quel ricatto funziona, nonostante un primo ripensamento della donna. Maria Concetta, però, sa che in una famiglia come la sua ciò che ha fatto non le sarà mai perdonato.

E a questo punto della sua tragica storia che entrano in scena due avvocati, Gregorio Cacciola – parente della famiglia di Maria Concetta - e Vittorio Pisani. Il 12 agosto accetta di incontrare i due legali, firma una ritrattazione e registra un nastro. Sono i suoi ultimi giorni di vita. Il 20 agosto la donna viene ritrovata in fin di vita nel bagno della casa dei suoi genitori. L’acido muriatico che ha ingerito la ucciderà poco dopo. L’ultima parte della sua vita sarà raccontata dall’avvocato Pisani, che dopo l’arresto diviene un collaboratore di giustizia. Il pentimento, le condanne dei suoi genitori non faranno altro che confermare le paure di Maria Concetta: una famiglia di ‘ndrangheta, anche se è la tua famiglia, non perdona il tradimento. Clicca qui per rivedere la puntata.