«Mia figlia non me la ridarà mai nessuno, ma io voglio giustizia per lei e per tutte le altre donne vittime di violenza». Il dolore di Rosetta Origli non passerà mai. È la madre di Mary Cirillo, la giovane di Monasterace uccisa dal marito, Giuseppe Pilato, il 18 agosto del 2014. Per la prima volta Rosetta rilascia dichiarazioni pubbliche e lo fa in occasione dell’intitolazione, stamani al consiglio regionale, proprio a sua figlia della “stanza della memoria e dell’impegno” nel ricordo anche di tutte le donne calabresi vittime di violenza. Per l’omicidio di Mary Cirillo il marito è stato condannato dalla Corte d’Assise d’Appello di Reggio Calabria a 26 anni di carcere. L’uomo è stato riconosciuto “capace di intendere e di volere” quando con un pistola l’ha ammazzata nella loro casa di Monasterace, ma i giudici hanno escluso che il delitto sia stata premeditato e hanno riconosciuto per l’imputato le attenuanti generiche. In primo grado Pilato era stato condannato alla pena dell’ergastolo. Una decisione, quella del secondo grado, che non è stata condivisa, comprensibilmente, dalla famiglia Cirillo che dal 2014 combatte ogni giorno con la rabbia e le lacrime per una figlia e una madre strappata a loro violentemente e troppo presto. I giudici di piazza Castello hanno stabilito che il movente dell’omicidio è da ricercare nella gelosia di Pilato, a causa della quale erano frequenti le liti con la moglie.

 

«Mia figlia - ci dice Rosetta tra le lacrime - doveva aprire gli occhi. Ci doveva ascoltare. Quando le dicevo che qualche giorno l’avrebbe uccisa, mi doveva ascoltare. Ma era molto innamorata, era innamorata pazza e questo suo amore l’ha portata al cimitero». Da quel maledetto 18 agosto la donna insieme al marito e agli altri familiari accudisce i tre figli della coppia. Figli che hanno visto coi loro occhi i continui litigi della coppia e si sono visti portare via tutto dal loro padre. Non solo l’affetto di una madre bellissima, ma anche il futuro e la realtà. Una famiglia andata distrutta, condannata a vita. «Meno male che ci sono i suoi figli- continua Rosetta- perché ci danno la forza di andare avanti e di alzarci la mattina dal letto e di combattere. Perché io combatterò fino alla fine per avere giustizia che ancora non è stata fatta». La famiglia Cirillo, assistita dall’avvocato Maria Roccisano, spera che in Cassazione il giudizio sia diverso per l’imputato. Dalla nostra testata, però mamma Rosetta si rivolge anche alle tante famiglie che vivono queste tragiche situazioni. «A loro dico di non mollare, ci vuole forza e coraggio e tutti vogliono giustizia come la voglio io».