«Ho vissuto un senso di solitudine che nessuno poteva capire ed ero sempre presa di mira dai compagni perché non leggevo bene in classe».

Maria Grazia ha quasi 18 anni, frequenta il liceo artistico “De Nobili” di Catanzaro e soffre di dislessia. Da bambina è stata sempre identificata come una svogliata perché per i suoi compagni era la diversa e gli adulti le dicevano che non avrebbe mai potuto realizzare nulla nella sua vita.

Erano le parole degli altri, ma ben presto sono diventate anche le sue. Ed ogni volta che tentava di credere in se stessa, quelle parole arrivavano veloci come un boomerang nella sua testa.

Ha ricevuto solo sentenze di fallimento e parole taglienti che hanno provocato ferite enormi nella sua anima. Solo insulti da parte dei compagni che la deridevano e sguardi rassegnati da parte di alcuni adulti dai quali avrebbe tanto voluto solo una mano tesa, un sorriso, un abbraccio, un incoraggiamento.

Non chiedeva altro Maria Grazia eppure sono passati molti, troppi anni sino a che qualcuno riuscisse a capire il suo disturbo. Una intuizione arrivata troppo tardi quando già le lacune scolastiche erano accumulate e quell’etichetta di diversa era diventata la sua seconda pelle.

La storia di Maria Grazia è la storia di tanti, tantissimi ragazzi che non sanno cosa li renda diversi agli occhi degli altri e rimangono ingabbiati e soli, schiavi di lettere dispettose che sul foglio combinano pasticci. 

L’incontro con la docente di sostegno

Maria Grazia, però, nel corso dei suoi quasi 18 anni di vita, in cui ha conosciuto la sofferenza, è stata fortunata: al liceo ha incontrato una donna che ora non è solo la sua insegnante di sostegno, ma è anche una seconda mamma, una sorella, un’amica… la più fedele. Una donna che per prima ha creduto in lei e che è riuscita a mettere ordine non solo tra le lettere monelle, ma anche nella sua vita. Non è stato semplice. I primi anni di liceo per la professoressa Elena Maida sono stati difficili, ma non ha mollato. 



«Ricordo che nel corso dei primi due anni di liceo – ha spiegato la Maida – non siamo riusciti a farla alzare dal banco per andare alla lavagna. Abbiamo avuto un rapporto burrascoso all’inizio, poi, col tempo e con il lavoro fatto, oggi Maria Grazia frequenta regolarmente le lezioni ed ha una media di voti anche più alta di alcuni suoi compagni di classe. Ed ha vinto anche un premio su alcuni lavori realizzati per un progetto della Regione Calabria sulla violenza contro le donne “M’ama o non m’ama”. Una grande gioia vederla leggere in pubblico, davanti ad estranei, proprio lei che diceva di essere diversa e che non sarebbe mai riuscita a diplomarsi: è stata una giornata speciale, è stata una sfida vinta».

«I primi anni non riuscivo a comprendere – ha detto Maria Grazia – che tutto ciò che tentava di fare la mia prof era per il mio bene. Però il fatto di esser stata sempre trattata come gli altri, da tutti i docenti e i compagni, mi ha aiutata tanto. Ora con la mia prof c’è un rapporto speciale, spesso vado a casa sua nel pomeriggio per svolgere i compiti e poi ci prendiamo il caffè e chiacchieriamo. È un’amicizia che continuerà anche dopo il liceo, ne sono certa». 

Il sogno di Maria Grazia

Coadiuvata dalla sensibilità dimostrata dalla dirigente del liceo De Nobili di Catanzaro e di tutto il corpo docente, è riuscita a riportare la luce nella vita di Maria Grazia che oggi è diventata una piccola donna con grandi sogni da realizzare. «Voglio iscrivermi all’università  - ha detto Maria Grazia – per poter diventare un grafico».

«Un messaggio alla bambina che ero»

«Se potessi parlare alla bambina che ero, sola e sfiduciata, vorrei dirle che può farcela, anche se con qualche difficoltà in più rispetto agli altri, ma è possibile: bisogna avere più autostima».