C’era già stato, a Villa Torano, un sospetto caso di coronavirus, il 21 marzo scorso: tre settimane prima del deflagrare dell’epidemia all’interno della Rsa.

Telefonata rivelatrice

La circostanza emerge da una telefonata, adesso acquisita dalla Procura di Cosenza, intercorsa tra la centrale operativa del 118 ed il medico di turno della Residenza Sanitaria Assistita e rivelata da una inchiesta di Report, trasmessa nella puntata in onda questa sera. Qualche ora prima della comunicazione, uno degli ospiti di Villa Torano con febbre alta e difficoltà respiratorie, era stato caricato su un'ambulanza per essere trasferito al pronto soccorso dell’Annunziata di Cosenza. Ma il cuore dell’uomo, già intubato, ha cessato di battere prima dell'arrivo in ospedale. 

Richiedete il tampone

A quel punto il medico del 118 chiama Villa Torano: «Il paziente aveva la febbre a 38,6 - rivela - ed è deceduto appena siamo partiti. Dovete chiamare la direzione sanitaria di Cosenza e pretendere che si faccia il tampone perché se fosse positivo tutta la struttura va attenzionata». Il contenuto della conversazione è stato reso noto da Report. Il direttore amministrativo Gianmario Poggi, indagato insieme a Luigi Pansini, direttore sanitario della struttura, ha negato di essere a conoscenza di questa circostanza.

Difetto di comunicazione?

Non è chiaro come mai il 118 non abbia allertato direttamente il dipartimento di prevenzione dell'Asp limitandosi ad informare la struttura senza poi verificare che sul corpo del defunto venisse effettivamente effettuato il test post mortem. «L’ultima volta che ho sentito Villa Torano mi hanno detto che mio marito stava male – rivela Mirella Belmonte, moglie della vittima, nella intervista rilasciata alla trasmissione di Rai Tre – Ho posto allora un quesito specifico, sollevando il dubbio che potesse trattarsi di coronavirus. E mi è stato risposto di no e che non avrebbero effettuato alcun tampone per accertarsene».

Si ipotizza un secondo caso

Ci sarebbe, secondo alcune testimonianze, anche un’altra persona, una donna, ospite di Villa Torano, che avrebbe manifestato sintomi di Covid 19 già il 6 aprile, nel lunedì successivo alla domenica delle Palme. Secondo quanto si è appreso aveva la febbre alta, ma anche in questo caso nessun provvedimento sarebbe stato assunto. Inoltre nel mese di marzo, nella Rsa sarebbero morte altre tre persone ma nessuno si è preoccupato di verificare se tali decessi fossero o meno riconducibili al Covid.

Cado dalle nubi

Disarmanti poi, le dichiarazioni di Jole Santelli: «Perché non ho parlato di Villa Torano? Nessuno mi ha chiesto niente» afferma candidamente la presidente della Regione. E sul ruolo del suo sostenitore elettorale Claudio Parente, legato a doppio filo alla famiglia Poggi proprietaria di questa e di altre Rsa ai quattro angoli della regione, circostanza nota in Calabria anche alle pietre, aggiunge: «Non sapevo fosse il proprietario di quella struttura». Ma lo stesso Parente la smentisce affermando, con una punta di orgoglio: «Quello che faccio io in Calabria lo sanno tutti».

Belcastro nella bufera

I rapporti tra Parente e l’ormai ex direttore del dipartimento salute Antonio Belcastro sembrano essere consolidati da tempo, tanto che il fratello del dirigente, Donato, nel 2011 entra nella struttura dello stesso Parente, allora consigliere regionale. E questi legami alimentano il sospetto che sia questo il motivo per il quale l’altro socio della Rsa, Massimo Poggi, abbia potuto recarsi alla Protezione Civile per ritirare i kit per effettuare i tamponi, e ritirare una quantità non secondaria di dispositivi di protezione.