Cammina in maniche corte a gennaio. Non è certamente contento di non poter tornare da sua moglie e da suo figlio, ma è sereno rispetto alla scelta di aver imbracciato una battaglia di principio, il cui esito è tutt'altro che scontato. Lui è Fabio Messina, quarantatreenne palermitano, agente di commercio con un passato di ufficiale di coperta sulle navi da crociera. Martedì, a Villa San Giovanni, nell'ultimo tratto del suo lungo viaggio di ritorno in auto dalla Liguria, non gli è stato consentito di imbarcarsi per rientrare nel comune di residenza che è Palermo, perché sprovvisto di super green pass. La certificazione, dallo scorso lunedì, è obbligatoria anche per gli spostamenti su mezzi pubblici locali, e quindi anche per imbarcarsi sulle navi traghetto.

In auto verso la Sicilia, nessuna alternativa al traghetto

«Sono arrivato a Villa San Giovanni da Genova, spostandomi da regione a regione, senza limitazione alcuna, viaggiando sulla mia auto. Al momento di dover attraversare lo Stretto per raggiungere il luogo in cui abito, solo perché questo è su un'isola collegata, per chi viaggi in auto, al resto del Paese solo ed esclusivamente da navi traghetto, mi è stato chiesto il super green pass. È davvero un paradosso» spiega Fabio Messina, bloccato a Villa San Giovanni da due giorni.

Bloccato ma solo in direzione Sicilia

Un team di legali sta seguendo la questione ed un ricorso d'urgenza è stato presentato affinché sia un giudice a decidere se Fabio Messina abbia o meno di diritto a completare il suo viaggio in macchina verso casa, senza  super green pass, su un mezzo preso perchè l'unico e non per scelta, quale appunto il traghetto. «Sono bloccato a Villa San Giovanni ma solo in direzione Sicilia, Palermo, casa. Potrei tranquillamente salire sulla mia macchina e tornare indietro e arrivare a Oslo senza che alcuno mi fermi. Ribadisco, è davvero un paradosso», ha sottolineato, ancora, Fabio Messina.

La prima notte in macchina poi l'ospitalità

«Martedì mattina ho chiesto di imbarcarmi per raggiungere la Sicilia. Quando mi è stato chiesto il super green pass, ho risposto che ero sprovvisto. Non mi hanno lasciato passare, invitandomi a rivolgere le mie doglianze alle forze dell'ordine presenti nel piazzale. Sono stati tutti molto gentili e comprensivi ma non hanno potuto fare altro che solidarizzare con me. Mi sono dovuto attrezzare. Sono andato a comprare un materassino gonfiabile, perché prevedevo di passare la notte in macchina. Sono basso e quindi dentro la station wagon sono riuscito ad adattarmi. Neanche questa è stata una mia scelta; senza super green pass non posso neppure prenotare una stanza in una struttura recettiva. Mi sono ritrovato a fare il vagabondo a tutti gli effetti. Il tam tam che si è creato su telegram ha favorito la condivisione della mia storia. Così, in attesa della pronuncia del giudice, sono stato invitato da una ragazza che mi ha gentilmente aperto le porte della sua casa a Villa San Giovanni», ha raccontato Fabio Messina.

Spostamenti liberi tra regioni ma non tra Calabria a Sicilia

«Io ho scelto di viaggiare in macchina, non di prendere la nave. Viaggiando in macchina, però, per raggiungere l'isola in cui risiedo, non ho alternative al traghetto; la necessità scaturisce dalla geografia di un Paese composto da una Penisola, da due Isole maggiori e da tante Isole minori, dall'assenza di un ponte tra Calabria e Sicilia e dunque dall'impossibilità di proseguire su gomma il mio viaggio. Nulla di ciò, può essere ricondotto a mie responsabilità. Di fatto alternative alla nave non ce ne sono, quindi perché non dovrei poter tornare a casa senza super green pass? Se avessi abitato in altra regione, a quest'ora già sarei stato con mia moglie e mio figlio, anche senza certificazione. Prova sono i fatti che arrivo da Genova e che nessuna limitazione è in atto per gli spostamenti tra regioni. Le mie ragioni non sono, comunque, bastate e così martedì non mi è stato consentito di imbarcarmi».

Deluso ma determinato

«Mi sono ritrovato, dopo essere arrivato all'ultimo tratto del mio viaggio, a vagabondare. Non credevo che mi sarei trovato in questa situazione. Non mi sarei mai aspettato che lo Stato Italiano mi abbandonasse su un piazzale. Un trattamento che non merito, in quanto cittadino onesto, che si è sempre prodigato per la legalità, fondando a Palermo la prima associazione antiracket e aprendo lì il primo punto pizzo free. Da allora ad adesso sono forse diventato un delinquente?», si chiede provocatoriamente Fabio Messina, che sente di stare subendo una grande ingiustizia. La sua è una battaglia di principio che porterà avanti ad oltranza.

I diritti a andare e tornare di chi vive sulle isole

«In Italia, in Europa, coloro che risiedono su un'isola sono facilitati nell'andata e nel ritorno dalla predisposizione di mezzi pubblici e privati perché il diritto allo spostamento e al rientro in sede deve essere garantito. Il punto è che con la macchina da Villa San Giovanni a Messina, dunque dalla Calabria, in questo caso, dal resto dell'Italia, alla Sicilia, si può arrivare solo a bordo della nave traghetto, non essendoci un ponte, dunque una strada da percorrere su gomma, o altra alternativa. Per esempio un isolano della Sardegna che volesse viaggiare in macchina fuori regione senza super green pass non avrebbe neppure idealmente questa alternativa alla quale appellarsi. Potrebbe solo restare a casa e rinunciare a lasciare l'isola, non potendo contare sul mezzo proprio. Il punto è, dunque, l'effettivo riconoscimento del diritto di chi vive sulle isole a spostarsi all'interno del Paese e a tornare a casa con mezzo proprio e senza controlli, come ad oggi può fare chiunque altro in Italia. Le stringenti normative anti covid non lo vietano. C'è, dunque, un problema di interpretazione della norma», ha sottolineato ancora Fabio Messina.

«Per il diritto a tornare a casa mi batterò ad oltranza»

«Qui la questione non è il vaccino o il super green pass, ma il fatto che mi sta impedendo di esercitare il diritto fondamentale di tornare a casa solo perché essa si trova su un'isola non raggiungibile con mezzo proprio. È una follia. Per questo se pure il giudice non mi desse ragione, resterei qui, anche se dovessi tornare a dormire in macchina. Attendo che il giudice mi dica che ho diritto a tornare a casa. Se ciò non dovesse avvenire, resterò qui a Villa San Giovanni dove mi conosceranno tutti. La mia famiglia mi conosce e sa che sui principi non arretro. A mio figlio, che ha solo dieci anni, ho detto che sto ancora lavorando. Non so come potrei spiegare a lui quello che neppure io a 43 anni capisco», ha concluso Fabio Messina.