“A seguito di quanto riportato dalla stampa, in merito alla presenza nelle liste di candidati indagati non possiamo che esprimere preoccupazione per quanto emerso dalle cronache. L’inchiesta giornalistica, pubblicata dalla Gazzetta del Sud, coglie in pieno il senso della campagna ‘Viboocchiaperti’ quello di rendere un servizio di trasparenza ed informazione al fine di sostenere il voto consapevole e libero da ogni forma di condizionamento”. E ancora, ribadiscono “che l’adesione alla campagna ‘Viboocchiaperti’ non significa solamente adempiere alle nostre richieste, quanto porsi in linea con i più alti principi della politica e marcare una posizione netta e chiara contro fenomeni illegali e opacità”. E proprio quei principi, spingono il Comitato di Garanzia per la Campagna “Viboocchiaperti” ad un chiarimento ulteriore e necessario: “A seguito delle elezioni, considereremmo nulla l’adesione del sindaco, chiunque sia, che non estrometterà condannati e indagati dai ruoli pubblici. Vogliamo un consiglio e una giunta di indubbia trasparenza e impermeabile a fenomeni opachi. Sappiamo bene che un’indagine aperta non è una condanna, ma la nostra è un’iniziativa della società civile che, in nome della trasparenza e della responsabilità politica, promuove i più alti valori, i quali richiedono rappresentanti di indubbia e specchiata moralità. Chi ha liberamente aderito lo sa bene e altrettanto liberamente faremo le nostre valutazioni. Vogliamo che a Vibo si segni un cambio di passo forte e senza compromessi. Crediamo quindi sia più opportuno prevenire questa possibilità, chiedendo con forza un passo indietro degli indagati e dei condannati ed un allontanamento dalle liste di quei candidati che hanno rapporti diretti ed indiretti con la ‘ndrangheta ed il malaffare per evitare il pericolo di contaminazioni e collusioni con la politica e la futura amministrazione. Tutto ciò si rende necessario affinché non si pongano dubbi alcuni sulla volontà di cambiamento che l’adesione a “Viboocchiaperti” sottende da parte dei candidati a sindaco”.