Otto condanne e cinque assoluzioni. Questo il verdetto del Tribunale collegiale di Vibo Valentia (presidente Gianfranco Grillone, giudici a latere Chiara Sapia e Giorgia Ricotti) al termine del processo nato dall’operazione “Ossessione” contro il narcotraffico internazionale. Associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico e detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti i reati, a vario titolo, contestati (qui le richieste di condanna).

Questa la sentenza: 30 anni Salvatore Costantino, di 56 anni, di Nicotera (stessa pena chiesta dall’accusa); 30 anni Fabio Costantino, di 44 anni, di Comerconi di Nicotera (così come chiesto dal pm); assolto Giuseppe Costantino, di 61 anni, di Nicotera (chiesti 30 anni dal pm)3 anni Gennaro Papaianni, di 44 anni, di Vibo Valentia, residente a Milano (16 anni la richiesta del pm); assolto Francesco Mancuso, di 32 anni, residente a Nicotera in contrada Torre Preitoni (chiesti 8 anni, nessuna parentela con l’omonimo clan della ‘ndrangheta); assolto Giovanni Stilo, di 72 anni, di Nicotera, residente a Meda (provincia di Monza, chiesti per lui 16 anni); assolto Gaetano Muscia, di 57 anni, di Tropea (chiesti 8 anni); 4 anni e 6 mesi Antonio Narciso, 60 anni, di Vibo Valentia (15 anni la richiesta del pm); 6 anni e 8 mesi Salvatore Papandrea, 74 anni, di Taurianova, residente a Milano (chiesti 15 anni); 15 anni Safine Abderrahim, 48 anni, Marocco, residente a Monza (14 anni la richiesta del pm); assolto Francesco Scaglione, 61 anni, di Palermo, residente a Milano (chiesti dal pm 10 anni e 6 mesi); 4 anni e 6 mesi Luigi Mendolocchio, di 56 anni, di Milano (10 anni e 6 mesi la richiesta del pm); 2 anni e 5.600 euro di multa Elisabeta Kotja, 41 anni, albanese (fidanzata con Salvatore Costantino di Nicotera, già detenuto a Milano), residente a Sesto San Giovanni (il pm aveva chiesto per lei 4 anni e 6 mesi).

Dichiarata la perdita di efficacia della custodia cautelare per Giuseppe Costantino, Giovanni Stilo, Gennaro Papaianni (assolto dal narcotraffico e condannato per il solo reato di favoreggiamento personale), Antonio Narciso, Gaetano Muscia e Francesco Mancuso.

Fabio Costantino, Salvatore Costantino e Abderrahim Safine sono stati dichiarati in perpetuo interdetti dai pubblici uffici nonché interdetti legalmente per tutta la durata della pena. Antonio Narciso, Gennaro Papaianni, Salvatore Papandrea e Luigi Mendolicchio sono stati invece interdetti dai pubblici uffici per la durata di cinque anni.
Divieto di espatrio e sospensione della patente di guida per: Salvatore Costantino, Fabio Costantino per la durata di tre anni; per la durata di due anni per Abderrahim Safine; per la durata di un anno per Antonio Narciso, Salvatore Papandrea e Luigi Mendolicchio.
A pena espiata, libertà vigilata per tre anni per Abderrahim Safine, Fabio e Salvatore Costantino, e per la durata di un anno nei confronti di: Antonio Narciso, Salvatore Papandrea e Luigi Mendolicchio.

Secondo l’impalcatura accusatoria, ad occuparsi dello scarico dello stupefacente in Italia sarebbero stati i Costantino (Salvatore, Giuseppe e Fabio) di Nicotera, facendola uscire dai porti e dagli aeroporti. In tale contesto, le indagini hanno fatto registrare come i vibonesi siano in affari anche con esponenti legati al clan dei Mazzaferro di Marina di Gioiosa Ionica, da anni trapiantati nel Milanese e nel Comasco, in grado di smistare importanti quantità di narcotico in Lombardia.

Proprio a Tonino Mazzaferro (che ha scelto il rito abbreviato ed è stato condannato in appello a 9 anni e 6 mesi) i finanzieri hanno sequestrato nel marzo del 2018 un chilogrammo di cocaina pura al 98%. Un ruolo fondamentale sarebbe stato affidato, poi, alle donne: da “teste di ponte” per le comunicazioni tra gli accoliti, a co-finanziatrici, come nel caso della cittadina albanese Elisabeta Kotja (fidanzata di Salvatore Costantino), a intermediarie di alto rango con gli esponenti dei cartelli sudamericani. Nel marzo 2018, i finanzieri sono riusciti a penetrare in un deposito dove era stata stoccata la droga a Milano. 

Venivano, così, sequestrati oltre 430 chili di hashish, giunti in Italia dal Marocco, via Spagna, e una pistola, oggetto di furto, in uso proprio a Salvatore Costantino. Gran parte della droga sequestrata era destinata a soddisfare le richieste dei finanziatori di stanza in Calabria, tra cui compare Antonio Narciso di Vibo Valentia. L’ingente quantitativo di droga sequestrato, in realtà, rappresenta solo una quota parte del prodotto commissionato dai calabresi al potente cartello di stanza in Marocco, in grado di assicurare costanti ed enormi forniture di narcotico.

fratelli Costantino stavano infatti trattando con l’organizzazione marocchina l’acquisto di una quantità pari a 3.000 chili di hashish che, secondo i calcoli degli stessi affiliati, avrebbe portato nelle tasche dell’associazione un introito che si aggirava tra i quattro ed i cinque milioni di euro, da reinvestire nell’ancor più redditizio traffico di cocaina. I sodali, pienamente ingeriti nel traffico internazionale di sostanze stupefacenti, hanno, inoltre, dimostrato di voler difendere i propri interessi, ove necessario, anche con le armi.