Dalle prime ore della giornata odierna è in corso, in varie regioni d’Italia, un’operazione della Guardia di Finanza di Vibo Valentia, con esecuzione di arresti e sequestri di beni, nell’ambito di indagini su irregolarità nei lavori di ammodernamento del tratto autostradale dell’A3 compreso tra gli svincoli di Mileto e Rosarno.


Le indagini. L’operazione rappresenta lo sviluppo dell’indagine che, nel Maggio dello scorso anno, ha portato al sequestro preventivo del tratto autostradale interessato e di aree e strade provinciali limitrofe interessate da un serio rischio idraulico/idrogeologico, mai considerato in nessuna fase di progettazione, con conseguente configurabilità del reato di crollo/disastro doloso, nonché al sequestro di somme di denaro per oltre 400.000 euro, corrispondenti all’illecito profitto dei reati di truffa e falso commessi dalle imprese esecutrici dei lavori attraverso la formazione di documentazione che attestava falsamente l’avvenuto smaltimento di rifiuti speciali di lavorazione (in realtà mai avvenuto).


Dalle indagini sull’esecuzione dei lavori di ammodernamento affidati in Appalto dall’ANAS per un importo di circa 61 milioni di euro, coordinate dal Procuratore della Repubblica di Vibo Valentia - Dr. Bruno Giordano – e dal Sostituto Procuratore, Dottoressa Benedetta Callea, ed eseguite dalla Compagnia della Guardia di Finanza di Vibo Valentia, è emerso il quadro di diffuse irregolarità, estrinsecatesi attraverso vari episodi di truffa e frodi nelle pubbliche forniture; false certificazioni di lavori mai effettivamente eseguiti, eseguiti solo in parte o eseguiti in grave difformità rispetto alle previsioni contrattuali; alterazioni della contabilità lavori; omissioni, da parte degli organi della Stazione Appaltante, di verifiche e controlli. Il tutto finalizzato all’indebito arricchimento degli operatori economici aggiudicatari dell’appalto, che secondo quanto sinora emerge dagli accertamenti, avrebbero lucrato somme non dovute per un importo di 12.756.000 euro. Le indagini hanno fatto emergere anche l’esecuzione di opere potenzialmente pericolose per la sicurezza pubblica.


Gli indagati e i reati contestati. Alle persone indagate, complessivamente quindici, tra responsabili di imprese operanti nel settore dei lavori autostradali, dipendenti di dette imprese e funzionari dell’ANAS, vengono contestate, a vario titolo, le ipotesi di reato di truffa aggravata ai danni di ente pubblico, frode nelle pubbliche forniture, falso ideologico in atto pubblico, attentato alla sicurezza dei trasporti e abuso d’ufficio.


Nove sono le ordinanze di custodia cautelare eseguite nei confronti di altrettanti indagati, di cui quattro imprenditori e cinque funzionari/dipendenti Anas, su provvedimento emesso dal gip del Tribunale di Vibo Valentia,  Gabriella Lupoli, su richiesta della Procura.

 

Queste le misure:


Ordinanza di custodia cautelare in carcere


Gregorio Cavalleri (66 anni) imprenditore, residente a Dalmine (Bg);
Vincenzo Musarra (64), rappresentante legale ditta Cavalleri, di Verdello (Bg);
Domenico Gallo (61), imprenditore, di Bovalino (Rc);
Carla Rota (55), responsabile amministrativa della ditta Cavalleri, di Almè (Bg).

 

Ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari


Vincenzo De Vita (45), direttore operativo qualità materiali, residente a Tropea;
Giovanni Fiordaliso (47), direttore dei lavori, di Reggio Calabria;
Salvatore Bruni (41), direttore operativo-contabile, di Catanzaro;
Consolato Cutrupi (46) funzionario Anas, Rup dei lavori, di Reggio Calabria;
Antonino Croce (37), ispettore di cantiere, di Palermo.


Il sequestro beni e le imprese coinvolte. Nell’ambito dell’operazione sequestrati beni per un valore di 12.756.281,29 euro, corrispondente al profitto dei reati contestati. I destinatari del provvedimento di sequestro sono tre imprese (Cavalleri Ottavio Spa, Cavalleri Infrastrutture Srl, Vgf Unipersonale Srl) che hanno preso parte alla realizzazione dei lavori oggetto di indagine, nonché, a titolo personale, i relativi amministratori/rappresentanti legali.


Alle tre imprese coinvolte nell’indagine il Giudice ha altresì applicato una misura interdittiva ai sensi del Decreto Legislativo 231/2001, che vieta alle stesse, per la durata di un anno, di stipulare contratti con qualsiasi Pubblica Amministrazione.