Dieci donne di nazionalità marocchina e sei minori tra gli 8 mesi ed i 13 anni: questo, ad oggi, il gruppo di persone che usufruisce stabilmente dei servizi forniti dallo sportello "Mamaland" attivato dalla Gam, acronimo per "il Gabbiano Anna Maria". L’associazione di volontariato, operante nel Vibonese dal 2017, ha difatti aperto nel capoluogo, da qualche mese, uno sportello destinato alla maternità migrante. Posto all’interno dell’Istituto Maria Immacolata, Mamaland nasce con l'intento di fornire alle mamme straniere tutela legale, sanitaria, psicologica, relazionale. E questo, attraverso laboratori di lingua per le donne e interculturali per i bambini, sostegno psicologico, consulenza legale, sanitario - ginecologica e pediatrica, prevenzione, mediazione culturale.

Dare autonomia, dare futuro

Il fine è rendere le donne migranti più autonome, dargli gli strumenti per comprendere il reale che le circonda, fornire informazioni pratiche sulle attività più comuni; dal leggere una bolletta al fare la spesa al supermercato, sapendo cosa chiedere ed a chi. Anche la logistica del centro, nel cuore della città ed in prossimità di una parrocchia da anni punto di riferimento delle fasce più deboli della popolazione, è stata scelta per rendere più agevole la richiesta di aiuto da parte di persone poco inclini a rivolgersi alle strutture sanitarie pubbliche. «La maternità di una donna migrante, vissuta in un Paese diverso da quello d’origine e nel quale le reti sociali sono poco funzionali per i bambini, fa i conti con scarsi strumenti e risorse: importante quindi supportare le donne nella gestione degli aspetti legali e sanitari della gestazione e della maternità. Non soltanto nel bisogno quotidiano che esse possono manifestare, ma anche nell’approccio relazionale con la realtà in cui vivono, dove spesso si trovano emarginate e prive di riferimenti – scrive in una nota la presidente dell’associazione Francesca Nuccio -. L’invisibilità sociale, lo scompenso emotivo, le difficoltà linguistiche, la mole di norme e procedure da comprendere possono avere effetti molto gravi sulla salute di una gestante migrante, tra le quali si riscontra un’incidenza maggiore di nascite premature, difficoltà nel parto e mortalità del bambino nel primo anno di vita».

Un volontariato qualificato

Per affrontare una realtà così complessa, le operatrici dello sportello, circa 13, hanno seguito un programma di formazione sotto l’egida del centro di Women’s Studies “Milly Villa” dell’Università della Calabria, partner di progetto insieme al Cisom Calabria (al quale è affidata la consulenza igienico sanitaria) e al Centro calabrese di solidarietà di Catanzaro, Centro antiviolenza “Mondo Rosa”. Nel futuro, l’apertura di ambulatori dedicati alla cura delle donne, con professionisti formati all’approccio interculturale. per il via libera definitivo del progetto tuttavia si è in attesa del parere favorevole dell’Asp, azienda sanitaria provinciale con la quale ci sono stati contatti per la stipula di un protocollo d’intesa che autorizzi la nascita di un percorso di assistenza integrato e condiviso. I ritardi dovuti alle criticità gestionali che la sanità vibonese sta vivendo, alla stregua di quella regionale, hanno impedito ad oggi il concretizzarsi del progetto. L’auspicio è che l’ASP avvalli, quanto prima, la stipula di un protocollo d’intesa volto a dare vita ad un percorso di assistenza condiviso.