A partire da gennaio, i processi civili telematici potrebbero bloccarsi. Con una breve comunicazione via e-mail, senza fornire rassicurazioni su soluzioni temporanee, il Ministero della Giustizia ha informato le Corti d’Appello che le smart card con firme digitali dei magistrati, emesse «prima di gennaio 2024», verranno revocate «d’autorità a partire dal primo gennaio 2025».

Si tratta dei cosiddetti "certificati di firma CMG", documenti con firma digitale che permettono ai processi di essere telematici. Senza di essi, tutto si ferma. La denuncia – riportata oggi dal Fatto Quotidiano – arriva da Area, la corrente progressista delle toghe: «Era l’ora dell’aperitivo quando il panico si è diffuso fra i magistrati italiani. Il ministero con asettica mail, priva di firma, informa i vertici dei distretti giudiziari che tutti i magistrati e il personale amministrativo, titolare di dispositivi rilasciati prima del gennaio 2024, saranno privati dell’uso della firma digitale e quindi dell’uso dei vari applicativi».

Area denuncia che il Ministero «non accenna a “rimedi”, né indica modalità e tempi di sostituzione dei CMG». Senza questi, «non sarà possibile depositare atti da remoto, emettere decreti ingiuntivi o condurre processi telematici». Se il Ministero non interviene, secondo Area «ci sarà il blocco della maggior parte delle attività giudiziarie e amministrative».

Cicco Zaccaro, ex consigliere del Csm e attuale segretario di Area, spiega al Fatto le conseguenze della disorganizzazione ministeriale: «Dopo i continui problemi con il processo civile telematico e la disastrosa sperimentazione del processo penale telematico, è giunta questa comunicazione sulla disattivazione delle firme elettroniche dei magistrati. Immagino e spero che troveranno un rimedio, ma non si può andare avanti così».