Il sindaco di Corigliano Rossano si appella agli organi periferici dello Stato e al Governo: «Non chiediamo "impiegati" ma servizi. In altre regioni d'Italia in un territorio così esteso ci sarebbero Provincia, questura, prefettura e tribunale»
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Prima l’atto intimidatorio contro la seconda carica della città, la presidente del consiglio comunale, Marinella Grillo. Poi i messaggi nemmeno troppo criptati sui profili Instagram del sindaco di Corigliano Rossano, Flavio Stasi e di un assessore. Dire che il clima in riva allo Ionio sia dei migliori è un eufemismo. Ed anche per questo il prefetto di Cosenza, Vittoria Ciaramella, ha anticipato a questo pomeriggio la riunione del comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica provinciale.
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La città, i cittadini, le istituzioni colpite al cuore in questi giorni, chiedono maggiore sicurezza e senso di vicinanza dello Stato in una terra depauperata di molti servizi, dalla sanità, ridotta ai minimi termini in nome del risparmio spinto degli scorsi decenni, alla giustizia, sacrificata a queste latitudini, sacrificata sull’altare della spending review poco più di dieci anni or sono.
Gli ultimi fatti di cronaca – le intimidazioni alla Grillo per la seconda volta nel giro di pochi mesi, quelle al collega della Gazzetta del Sud di Cassano, Luigi Cristaldi, i messaggi criptati all’indirizzo del sindaco Stasi e ad un assessore nel giro di 48 ore – hanno non solo destabilizzato, ma ridotto la percezione di una sicurezza già blanda nella Sibaritide. Perché si sono travalicati i limiti, andando a colpire le istituzioni.
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Il primo cittadino di Corigliano Rossano nelle primissime battute ha ringraziato le forze dell’ordine in servizio in un comune che conta 350 kmq di superficie, risultando il 29° più grande d’Italia ed il primo della regione. Poi, però, ha ricordato che una città di queste proporzioni in qualunque altra area del Paese sarebbe sede di «Provincia, Questura, Prefettura e Tribunale».
Parole, quelle di Flavio Stasi, che suonano come una sconfitta per le dinamiche political-campanilistiche che dominano da sempre una provincia che da sola è più grande della Liguria.
«Cosa posso dire a degli uomini in divisa che, in pochissimi in servizio di notte, devono controllare un territorio di 350 km quadrati e che quotidianamente fanno del proprio meglio per garantire la nostra serenità? Nulla, se non sostenerli. Ciò che non va bene è che per un territorio così esteso, con una economia così importante, e consentitemi, con istituzioni così impegnate nell'affermare principi di legalità al punto da intervenire su vicende bloccate da decenni, ci siano così pochi mezzi e servizi dello Stato e delle istituzioni pubbliche. Non parlo solo di repressione, parlo di presenza e di diritti», ha spiegato Stasi.
«Questo è ciò che ho detto oggi entrando in Prefettura per il comitato sulla sicurezza convocato dal prefetto, ed in soldoni è ciò che ho ribadito al tavolo, per il quale ho ritenuto doveroso essere accompagnato dalla presidente del consiglio comunale. La vicinanza del prefetto, del questore, del comandante provinciale dei Carabinieri e della Guardia di Finanza in questi giorni è stata forte e molto importante. Oggi la presenza del procuratore capo di Castrovillari – ha sottolineato il sindaco di Corigliano Rossano – ha rappresentato un ulteriore elemento di attenzione che accogliamo con grande favore. Noi siamo istituzioni e ci fidiamo delle istituzioni, ma le altre istituzioni devono fidarsi di noi: servono risposte strutturali, le rassicurazioni non bastano più non a noi, ma alla comunità che rappresentiamo con impegno».
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«Non chiediamo "impiegati" affinché ci siano più persone a prendere il caffè la mattina; chiediamo servizi. In altre regioni d'Italia a Corigliano Rossano – ha evidenziato il primo cittadino – ci sarebbero la Provincia, la Questura, la Prefettura ed il Tribunale solo per ciò che riguarda questi aspetti; da noi, invece, la presenza dello Stato ed in generale delle istituzioni pubbliche, negli ultimi anni è diminuita. Non serve un sociologo, un criminologo, uno statista per capire che quando "i buoni" arretrano, i cattivi avanzano. E non basta la buona volontà di chi è rimasto per impedirlo». Il messaggio di Stasi è stato inviato ad un indirizzo ben preciso: «Credo che sia giunto il momento che a Roma ne prendano atto».
Nel ringraziare il comitato, il sindaco ha chiesto, infine, «al prefetto ed a tutti i presenti di farsi portavoce di queste istanze. Il nostro territorio ha tutte le carte in regola e vuole contribuire alla crescita del Paese: dobbiamo essere messi nelle condizioni di poterlo fare, a partire dalla serenità sociale della nostra operosa comunità. Per il resto noi andremo avanti, non come prima: più decisi di prima».