Da questa storia prese le mosse il quadro normativo sul femminicidio in Parlamento. Sono trascorsi vent’anni dalla morte della giornalista Maria Rosaria Sessa, la 27enne rossanese uccisa dal suo ex fidanzato. Era un volto amato della televisione locale, da poco iscritta all'ordine dei giornalisti, lavorava con passione in vista di tanti progetti futuri anche all'estero. Ma l'uomo con cui aveva avuto una relazione non accettava il termine del loro rapporto e la sera del 9 dicembre 2002 la fece cadere in una trappola mortale.

Proprio poche ore prima della sua uccisione, Maria Rosaria era tornata a Rossano dalla famiglia, ma niente sembrava suggerire che di lì a poco sarebbe successo l'irreparabile. La nipote di Maria Rosaria, che allora aveva appena 5 anni, Eleonora Sessa, nonostante la tenera età, ricorda ogni singolo istante di quella notte quando giunse la notizia a casa. E pensare che, il giorno prima, Maria Rosaria aveva trascorso l’intera giornata con i suoi cari a Rossano (che all’epoca viveva a Cosenza) e nulla fece trasparire circa il burrascoso rapporto che viveva con il suo ex fidanzato, a riprova della volontà di nascondere ai propri cari i suoi dispiaceri.

«Sono ferite che restano aperte e che non si rimarginano, afferma Eleonora. Conservo un gran bel ricordo di mia zia, trasmetteva energia positiva, era gioviale, allegra». Eleonora, oggi 25enne, si sofferma sui condizionamenti che vivono le donne nei rapporti con uomini possessivi e violenti: «Solitamente siamo abituati a sentire queste notizie nei Tg, però quando si vivono in prima persona o in famiglia sono eventi che segnano e ci condizionano anche e soprattutto nelle relazioni con gli uomini».

«Devo dire che, per quanto mi riguarda, sono stata fortunata perché nonostante abbia vissuto una tragedia del genere in famiglia, i miei genitori sono stati sempre aperti e non si sono mai fatti condizionare dal timore che una cosa del genere potesse succedere anche a me, vivendo di pregiudizi e paura. Non sono mai stata impedita nel fare nulla, anche se, ammetto, faccio sempre un po’ di attenzione in più».