La ricostruzione della tragedia

Naufragio di Cutro, una notte di errori e ordini partiti in ritardo: ecco cosa non ha funzionato nella catena dei soccorsi

La Procura di Crotone segnala inerzie e omissioni dopo la segnalazione iniziale di Frontex. Sei gli indagati con l'accusa di naufragio colposo e omicidio colposo plurimo per il disastro che si è consumato sulla spiaggia del Crotonese in cui morirono quasi 100 migranti

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di Vincenzo Imperitura
23 luglio 2024
14:00

Valutazioni errate, comunicazioni inconcludenti, ordini tardivi: nelle ore che precedono il naufragio della “Summer of Love” sulla spiaggia di Steccato di Cutro, sono tanti gli errori che si sarebbero succeduti l’uno all’altro nelle sale del comando del Roan della guardia di finanza di Vibo, in quelle del gruppo aereonavale di Taranto, del centro nazionale di coordinamento del soccorso marittimo di Roma, e del comando della Capitaneria di Reggio. Errori e omissioni che, sostiene la procura di Crotone che stamattina ha chiuso le indagini nei confronti di sei persone con l’accusa di naufragio colposo e omicidio colposo plurimo, sarebbero tra le cause della più grande tragedia migranti mai avvenuta sulle coste calabresi: quasi 100 vittime (di cui 35 bambini) e un numero imprecisato di dispersi che poco prima dell’alba del 26 febbraio dello scorso anno trovarono la morte ad un passo dalla salvezza.

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Gli indagati

Nel registro degli indagati sono stati iscritti il comandante del Roan della guardia di finanza di Vibo Valentia Alberto Lippolis (il cui reparto era stato investito dell’operazione di monitoraggio ed intercetto del caicco), Antonino Lopresti (in qualità di ufficiale in comando tattico e controllo tattico al Roan di Vibo), Giuseppe Grillo (quella sera capoturno della sala di controllo del comando provinciale della guardia di finanza e del Roan di Vibo), Nicolino Vardaro (a capo del gruppo aereonavale di Taranto), Francesca Perfido e Nicola Nania della capitaneria di Reggio. L’indagine della procura di Crotone (durata quasi 18 mesi) ha messo in luce una serie di inefficienze gravi da parte di chi avrebbe dovuto garantire «il prioritario, fondamentale e ineludibile obbligo di salvaguardare la vita in mare».  


La ricostruzione

La prima segnalazione di quel barcone che viaggiava sulla rotta turca in una notte di mare in tempesta arriva da Frontex alla sala comando del Roan di Vibo nella serata del 25 febbraio. La segnalazione dell’agenzia parla di un natante «verosimilmente adibito al trasporto di migranti clandestini, avvistato in acque internazionali a circa 38 miglia nautiche da Le Castella». L’Imrcc di Roma e la stessa Frontex «qualificavano l’intervento come operazione “law enforcement” attribuendo la competenza delle forze di polizia territorialmente competenti, di cui però disconoscevano le capacità operative». Sono da poco passate le 23, e da questo momento, dicono le carte, quasi niente funzionerà come avrebbe dovuto funzionare.

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Alle 23:32 l’ufficiale in comando tattico al Roan, Lopresti, dispone «l’impiego dell’unità V5006 sebbene perfettamente conscio dell’impossibilità per l’unità di navigare e comunque delle difficoltà incontrate a causa delle condizioni meteo marine particolarmente avverse e contestualmente richiedeva al Gan di Taranto utilizzo della pattugliatore PV6 Barbarisi dislocato nel porto di Crotone sebbene perfettamente consapevole che il servizio di pattugliamento previsto per quella sera era stato annullato per avverse condizioni meteo». Qualche minuto prima (sono le 23:26), lo stesso Lopresti aveva ordinato di avvisare la sala operativa della Capitaneria di Reggio «omettendo di assicurarsi che capitaneria fosse informata delle difficoltà di navigazione, circostanza indispensabile  per la corretta valutazione dello scenario operativo». Passano poco più di 30 minuti (sono le 00:11) e da Reggio arrivava la risposta «circa la disponibilità all’impiego di unità certamente operative in supporto alle operazioni di law enforcement»: proposta che il militare ignorava «nonostante alle 23.55 (cioè venti minuti prima) la vedetta V5006 fosse rientrata in porto e non vi fossero ulteriori unità del corpo impiegate in mare in servizio di pattugliamento».

A Lopresti la procura di Crotone contesta poi il fatto di «rimanere inerte in attesa che Vardaro ordinasse, alle ore 02:05, l’impiego del pattugliatore Barbarisi così acconsentendo a che gli assetti impiegati intraprendessero la navigazione all’ultimo momento utile per intercettare il target in prossimità della costa (2-3 miglia nautiche) anziché all’ingresso delle acque territoriali… confidando incautamente sull’abilità dei capitani delle imbarcazioni a solcare il mare molto mosso ed esponendo in tal modo a pericolo gli equipaggi… in modo che in caso di mancato intervento, prevedibile sulla scorta delle difficoltà operative già riscontrate e taciute all’autorità Sar».

Un approccio sbagliato e andato avanti per ore, con le condizioni del mare in continuo peggioramento. Un approccio sbagliato costato decine di vite umane e che ha messo nei guai anche il comandante del Roan di Vibo, Lippolis che «avendo poteri di controllo sulla correttezza delle operazioni, perfettamente consapevole del ritardo accumulato, dopo avere sollecitato alle ore 00:17 il Vardaro a disporre l’impiego del pattugliatore Barbarisi, non avendo ricevuto alcuna risposta fino alle 02:05, ometteva di avocare a se l’operazione e di richiedere il supporto della capitaneria».

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Tra gli indagati anche Nicolino Vardaro, al comando del reparto aereonavale di Taranto che «impartiva al comandante della Barbarisi di intraprendere la navigazione solo alle 02:05 pur sapendo che il target avrebbe fatto ingresso nelle acque territoriali intorno alle 2:30, accumulando un ritardo di due ore, tutto ciò dovuto alla precisa e negligente scelta operativa di impartire l’ordine di navigazione all’ultimo minuto per intercettare il target in prossimità della costa».

E poi le posizioni dei due indagati in capo alla capitaneria di Porto, Perfido e Nania, che secondo l’ipotesi d’accusa (che si è mossa tra documenti su cui ricade il segreto di Stato e altri considerati come “classificati”) pur avendo ricevuto la comunicazione di Frontex “per conoscenza” e avendo «percepito» dall’operatore della guardia di finanza Spanò «un esito incerto delle operazioni condotte dalla guardia di finanza a causa delle condizioni meteo particolarmente avverse e in peggioramento» omettevano di «acquisire informazioni complete e di approfondire l’incidenza delle condizioni meteo marine sulla riuscita dell’operazione assunta dalla Guardia di finanza così da non potersi determinare compiutamente in merito alla corretta qualificazione dell’evento e conseguentemente, di qualificare l’evento come Sar».

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