«Siamo a livello zero, ancora non si sono verificati casi». Sono rassicuranti le parole del primario di Malattie Infettive del policlinico universitario di Catanzaro, Carlo Torti, di recente nominato coordinatore della task force costituita per monitorare l’andamento della nuova infezione in circolazione: il vaiolo delle scimmie.

Vaiolo delle scimmie, la Calabria non è immune

«È vero però che bisogna iniziare a prepararsi e organizzarsi perché la Calabria non è immune» - aggiunge ancora il docente universitario che assieme agli altri componenti della task force ha già stilato un documento con cui vengono definiti i percorsi in caso di diagnosi positive. Finora in Calabria vi sono stati solo casi sospetti, davvero pochissimi, e nessuno accertato. In questo contesto sono stati individuati tre laboratori autorizzati ad eseguire il test: le tre aziende ospedaliere di Catanzaro, Cosenza e Reggio Calabria.

L'organizzazione

Nei tre presidi individuati sono previsti anche ambulatori per la gestione dei casi sospetti mentre il policlinico universitario ha messo a disposizione una decina di posti letto dedicati alla degenza e alla cura dei pazienti. «Il covid sta scemando ma rappresenta ancora un problema nei nostri ospedali – ha confermato il primario -. Ovviamente in futuro soprattutto se il numero di casi dovesse aumentare anche le altre unità operative di Malattie infettive dovranno stornare posti letto, ma speriamo che ciò non avvenga».

Un virus stabile

Per il momento, insomma, la situazione è sotto controllo ma il primario invita ugualmente a porre attenzione ai comportamenti a rischio, anche in considerazione del fatto che in Italia i casi hanno superato quota 500 mentre in Europa il numero di infezioni diagnosticate sinora si attesta sui 13mila casi. «La contagiosità di questo virus e anche la stabilità genetica rispetto a quello che è avvenuto per il covid sono confortanti. Questo virus si trasmette per contatto piuttosto stretto tra le persone, e il virus in teoria è meno soggetto a mutazioni».

Comportamenti a rischio

«Bisogna porre attenzione ai comportamenti – aggiunge ancora il docente -. Bisogna evitare la promiscuità e rapporti sessuali con multipli partner. Adesso questa infezione è molto legata ai rapporti omosessuali ma noi sappiamo che non esistono categorie a rischio ma comportamenti a rischio. Questi comportamenti devono essere improntati a norme igieniche e ad una consapevolezza maggiore nei rapporti sessuali».