«Se io ho sbagliato voglio pagare, ma se veramente si vuole portare alla luce il marcio della sanità calabrese, qualcuno vada a rileggersi le mie denunce dal 2012 ad oggi e mi faccia sapere che fine hanno fatto». Vincenzo Cesareo, il direttore sanitario dello spoke Cetraro-Paola, oggi sospeso dall'incarico perché al centro di una inchiesta giudiziaria, non ci sta a fare da capro espiatorio. La magistratura paolana lo accusa, tra le altre cose, di aver fatto un uso sconsiderato dell'auto di servizio e di aver dato l'autorizzazione a sottoporre a tamponi e vaccini persone che non ne avrebbero avuto il diritto. Afferma di non aver deciso di farsi intervistare per difendersi pubblicamente dalle accuse («lo farò in tribunale - dice - insieme ai miei avvocati»), ma «per contribuire a fare pulizia nella sanità calabrese», fortemente inquinata dalla corruzione.

Dubbi e perplessità

Da tempo le procure calabresi stanno indagando a fondo nella sanità, dando vita a importanti inchieste. È successo ieri a Reggio Calabria, con l'operazione Chirone, è successo il 5 febbraio scorso, con l'operazione Sistema Cosenza, ma Cesareo continua a sostenere che il marcio emerso finora sia soltanto la punta di un iceberg. Alcune malefatte sarebbero contenute nelle sue numerose denunce che però non avrebbero avuto seguito. «Eppure - chiosa Cesareo - le denunce sono tutte circostanziate, piene di dettagli e riferimenti, inviate a diverse procure».

«Tangenti, forniture illecite e assunzioni irregolari»

Vincenzo Cesareo è stato direttore degli ospedali calabresi per oltre 30 anni. Dapprima al comando di quello di Praia a Mare, è poi passato a dirigere, causa chiusura del primo, lo spoke sanitario tirrenico, composto dall'ospedale Iannelli di Cetraro e il San Francesco di Paola. Cesareo è uno di quei dirigenti che ha visto scorrere davanti ai suoi occhi una moltitudine di fatti e misfatti. Spesso ha denunciato pubblicamente e puntualmente è finito al consiglio disciplinare per aver leso l'immagine della sua azienda.
Come quella volta che, senza neppure essere informato, fu assegnata in maniera diretta la gestione di un parcheggio a un uomo che successivamente si è scoperto essere sentimentalmente legato a un'assidua frequentatrice dei palazzi di giustizia. O come quella volta che disse senza mezzi termini che la riapertura dell'ospedale di Praia, suggellata da una memorabile cerimonia del novembre del 2017 a favore di telecamere, era in realtà una menzogna, come poi si è effettivamente rivelata, raccontata dalla politica ai cittadini in prossimità delle elezioni politiche del 2018. In quella occasione, Cesareo chiese alla procura di indagare per il reato di "abuso della credulità popolare finalizzata al voto di scambio". Ma di quell'esposto il diretto interessato non ne ha saputo più nulla. Come non ha mai saputo, a suo dire, che fine abbiano fatto le denunce su tangenti, sulle forniture illecite di apparecchiature elettriche e sulle assunzioni illegittime di medici e dirigenti.

«Voglio sapere la verità»

«Sono pronto a dimostrare la mia innocenza in tribunale - dice l'ormai ex direttore sanitario - ma se a fine processo il giudice dovesse ritenermi colpevole di ciò di cui mi si accusa sono pronto a pagare le mie colpe. Però se si vuole indagare sulla sanità, se davvero la si vuole bonificare dalla corruzione, allora è altrove che si deve guardare». Cesareo, ovviamente, non può stabilire preventivamente se i presunti illeciti denunciati siano effettivamente stati commessi e se siano punibili dalle legge, ma i suoi dubbi da cittadino restano: «Come mai in tutti questi anni nessuno ha mai inteso chiedermi conto di quelle denunce, perché nessuno si è chiesto se stessi dicendo la verità?». E ora, dopo l'inchiesta che l'ha coinvolto, appare ancora più determinato ad andare avanti: «Nei prossimi giorni farò richiesta ufficiale, qualcuno dovrà dirmi in un modo o nell'altro che fine hanno fatto». Intanto l'ex ds ha inscenato una "protesta" davvero singolare: da qualche settimana pubblica sul suo profilo Facebook le varie denunce presentate negli anni, senza omettere nomi, cognomi e dettagli.