Nell’ambito del progetto “Mani libere in Calabria” sostenuto dal ministro dell’Interno attraverso il Pon Legalità, le Associazioni antiracket e antiusura calabresi fanno rete con le associazioni di categoria nella lotta ai fenomeni estorsivi e usurai. Offrire sostegno professionale gratuito agli imprenditori vittime di usura che non hanno ancora maturato la decisione di denunciare o che, dopo la denuncia, vogliono rientrare sul mercato. È questa l’idea di fondo sul quale viaggia il progetto che, con l’obiettivo di conferire impulso alle attività economiche e ridare ossigeno alle imprese, ha attivato tre sportelli territoriali a Lamezia, Cosenza e Polistena e uno ambulante.

L'articolazione del progetto Mani libere

Nello specifico, il supporto avverrà attraverso un sistema integrato di azioni: dal primo approccio al verificarsi dei fatti di reato e fino all’accesso al fondo di solidarietà per il ristoro dei danni subiti, con attività gratuite di consulenza legale, commerciale, aziendale e psicologica, in relazione alle diverse esigenze di ciascun soggetto.

 A questo si aggiungerà il sostegno costante dei colleghi imprenditori che, vittime a loro volta, hanno denunciato, si sono associati e autorganizzati, e oggi compiono un significativo passo in avanti mettendo a disposizione l’esperienza maturata sul campo all’interno delle Associazioni antiracket e in stretta cooperazione con gli operatori delle forze dell’ordine e le prefetture. Sostenere la prevenzione e il contrasto dei fenomeni di racket e usura, ostacoli tenaci alla formazione e alla conservazione dell’economia legale, contribuisce a diffondere le condizioni di sicurezza favorevoli allo sviluppo delle attività produttive e al processo di reintegrazione nei circuiti socio-economici delle imprese colpite.

L'accordo con le rappresentanze imprenditoriali

I patti che via via si stanno sottoscrivendo con le varie rappresentanze del mondo imprenditoriale calabrese permettono di raggiungere il maggior numero di vittime possibili. Le associazioni di categoria raggruppano infatti tra i loro iscritti tutto il tessuto produttivo del territorio. Questo permette il coinvolgimento della totalità degli attori del mondo economico, al fine di contrastare i tentativi della malavita organizzata di inserirsi nell’economia legale e agire con determinazione per interrompere il circolo vizioso del giogo estorsivo ed usurario che frena lo sviluppo di una terra che presenta grandi potenzialità e risorse.

«Se le estorsioni restano una delle maggiori fonti di reddito delle organizzazioni criminali e una forma di controllo del territorio e perpetuazione del proprio potere economico, politico e sociale, incoraggiare le denunce è oggi un investimento di legalità e uno sforzo corale di particolare rilievo - dichiara la coordinatrice del progetto Maria Teresa Morano -. Tanto più alla luce della complessa situazione economica post pandemica che rischia di spianare la strada alle infiltrazioni criminali ai danni del tessuto produttivo ancora sano del paese».