La Polizia di Stato, per l'occasione, ha messo a disposizione un camper per denunciare le violenze in modo anonimo. Il questore di Cosenza Giovanna Petrocca ha dichiarato: «L'omertà è l'origine di tutti i mali»
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Come un fiume in piena, che non si può fermare e travolge tutto quello che tocca, così è il dolore che si prova per la perdita di una figlia morta ammazzata da chi diceva di amarla. Una ferita lacerante, che sanguina oggi come ieri, perché non c'è consolazione e mai potrà esserci. Ma questo non ha impedito alla famiglia di Annetta Gentile, studentessa dell'Unical uccisa dall'ex fidanzato a Rende 22 anni fa, di trasformare la disperazione in speranza.
È accaduto questa mattina a Santa Maria del Cedro, città natale di Annetta, in una sala gremita di Casa di Laos, nella frazione Marcellina, dove il centro antiviolenza "La Ginestra" aveva organizzato un convegno in memoria della giovane, trucidata in un giorno di settembre del 1996 da nove colpi di pistola.
Al dibattito hanno preso parte: il sindaco di Santa Maria del Cedro Ugo Vetere; l'assessore alla Cultura Emanuela Dito; il questore di Cosenza Giovanna Petrocca; il tenente dei carabinieri Michele Deleo; la presidente de "La Ginestra" Teresa Sposato; la psicologa dell'associazione Maria Francesca Papa; Franco Lanzino, papà di Roberta, la giovane prima violentata e poi uccisa 30 anni fa a Cosenza; il criminologo Sergio Caruso.
La panchina rossa
Alla fine della manifestazione è stata inaugurata una panchina rossa in piazza Agorà. L'opera, che è un simbolo riconosciuto di lotta alla violenza sulle donne, è dell'artista locale Eugenia Loiero, componente dell'associazione Artmisia Paint.
Sulla panchina è raffigurata anche una farfalla. «Un'ala è l'energia, la bellezza, i colori e la pienezza della stagione primaverile della vita - ha fatto sapere l'autrice -. La seconda ala è rotta, spezzata, ma qui imporvvisamente tutto cambia: non ci fermiamo al momento della rottura brusca, ma andiamo oltre».
Molte le autorità che hanno assistito alla cerimonia, dai rappresentanti istituzionali del territorio alle forze dell'ordine, circondati da numerosi bambini delle scuole elementari e medie della comunità.
Moltissime anche le attestazioni di vicinanza, tra cui quella del Sappe, sindacato autonomo di polizia penitenziaria, rappresentato questa mattina da Giorgio Vernì, su delega del vice presidente regionale Salvatore Panaro.
Il messaggio della sorella
E' timida, quasi imbarazzata Francesca Gentile, sorella di Annetta, stesso sorriso, stessi occhi, quando prende il microfono in mano e comincia a parlare per la prima volta dall'efferato delitto che sconvolse per sempre la sua vita e quella della sua famiglia.
«Mia sorella è morta da sola in una sera di settembre di 22 anni fa - ha detto a un pubblico attento -, ma non aveva vissuto da sola. Lei aveva una famiglia, aveva una mamma, un padre, una sorella, dei cugini, degli amici e non c'è bisogno che vi parli di lei perché ne parlano i loro occhi e le lacrime che abbiamo versato in questi anni. Tempo fa mi hanno detto che quando passa tutto questo tempo il dolore svanisce. Non è vero. Si sopravvive al dolore ma non ci si abitua mai».
Poi ha continuato: «Si è parlato di commemorazione, di tristezza, di lacrime ma a me questo non piace, voglio che guardando quella panchina, che è un simbolo, ognuno di noi si senta indignato, perché questa è la parola giusta: indignazione. Il tempo delle lacrime c'è stato, ora è tempo di indignarvi, indignatevi ogni volta che per strada vedrete strattonare una donna, indignatevi ogni qualvolta vi accorgerete che una donna è stata violentata psicologicamente e verbalmente. E poi vi chiedo questo, che guardando la bellezza della panchina non vediate soltanto la tristezza ma la speranza, mia sorella era solare, non era tenebre ma luce».
Il camper della Polizia
La panchina rossa non può servire da sola a combattere la violenza. «L'omertà - ha detto la dottoressa Petrocca - è l'origine di tutti i mali. Questo vale tanto per la 'ndrangheta che per la violenza, anche domestica». Ed è per questo che il questore ha più volte ripetuto che nella lotta a questo crimine la denuncia è fondamentale. Per l'occasione la Polizia di Stato ha messo a disposizione un camper itinerante, dove chiunque può recarsi a denunciare atti di violenza per sé e per gli altri, in assoluto anonimato. Le denunce vengono infatti raccolte in alcune schede bianche che poi vengono depositate in uno scatolone.