Il giovane si è spento lo scorso 8 dicembre dopo aver lottato contro un tumore al cervello. La sua storia era diventata nota grazie al murales che rappresenta Superman dipinto sulle pareti della sua casa a Marcellina, frazione di Santa Maria del Cedro
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Per la piccola comunità di Santa Maria del Cedro quest'anno è un triste Natale. Poco più di due settimane fa ha perso uno dei suoi figli più cari, Filippo Sangineto, 30 anni appena, portato via da un tumore al cervello che lo ha consumato in una manciata di mesi.
A Marcellina, la frazione che lo ha visto nascere e crescere, le strade sembrano vuote e buie, le luminarie lampeggiano ma non illuminano e un enorme superman disegnato sulla parete di una casa a pochi metri dalla piazza, è diventato, nonostante tutto, un inno alla vita.
L'opera è di Antonino Perrotta, street artist di fama, e l'ha realizzata a maggio scorso proprio su commissione di Filippo, che dopo la drammatica scoperta della malattia e un'operazione che aveva indebolito il mostro, era tornato alla sua vita e ai suoi affetti, deciso a vincere la guerra.
«Quel superman sono io - ci aveva detto in un'intervista -, essere ancora in piedi dopo quello che ho passato, mi fa sentire davvero un supereroe».
Lo aveva detto con gli occhi colmi di speranza, mentre intrecciava le mani di sua figlia, sei anni, a cui aveva promesso di combattere con tutte le forze. E così ha fatto fino all'ultimo dei suoi giorni.
Poi il 7 dicembre era entrato in coma all'ospedale di Paola dove si è spento la notte dell'8 dicembre.
La sua morte ha lasciato dietro di sé una scia di angoscia e disperazione in tutti coloro che lo hanno conosciuto.
La storia
Filippo ha una vita piena ed entusiasmante. Ha un lavoro, una famiglia, ha tanti amici che lo adorano e quando può frequenta i campi di calcio, apparentemente sembra scoppiare di salute. Un giorno, però, quando è solo a casa ha un malore e si accascia al suolo.
Ha giusto il tempo di allertare i soccorsi. Quando la moglie e il collega arrivano, la situazione è drammatica.
Caricato sull'ambulanza, farà sosta prima all'ospedale di Cetraro, poi a Cosenza, dove i medici capiranno che la situazione è grave.
Dopo gli accertamenti, Filippo otterrà un ricovero all'istituto neurologico Carlo Besta di Milano e lì i medici daranno l'agghiacciante diagnosi: tumore al cervello in stadio avanzato. Non escludono che il male si sia sviluppato già molto tempo.
Non c'è un minuto da perdere. Ma il destino, com'è solito fare in certi casi, si accanisce sul giovane e due giorni prima dell'operazione, suo padre viene a mancare.
Forse non ha retto al dolore. E a Filippo sembra di vivere un incubo. Chiunque, innanzi a un quadro simile, avrebbe gettato la spugna. Ma Filippo no, non la dà vinta al destino.
Come previsto, si sottopone alla delicata operazione e per alcuni giorni è costretto a letto. I medici consigliano riposo assoluto, ma Filippo si guarda attorno, non smette di pensare, vede la sofferenza sui volti della madre e della moglie, sente la voce della figlioletta che lo cerca, capisce che deve lottare. Non è il momento di andarsene.
Contro ogni parere, Filippo si rimette in piedi, ha i capogiri ma non demorde e fresco d'operazione sale tre gradini. Da solo.
Il recupero è lento ma graduale, passano poche settimane e Filippo torna alla sua vita, riabbraccia i suoi amici, riprende a lavorare e segue le cure alla lettera.
Il suo corpo reagisce e i suoi sforzi vengono ripagati. L'esito della tac post operatorio gli danno ragione: il tumore è regredito vistosamente. Filippo vuole lasciare un segno.
Chiede all'artista diamantese Antonino Perrotta di dipingere superman sulla parete della casa dove ha vissuto fino al matrimonio e dove vive ancora sua mamma Anna.
L'arte di Perrotta dà vita a un capolavoro. Superman svetta in alto e l'ultimo pezzo di parete di confonde con l'azzurro del cielo.
La storia fa il giro del web. Ora tutti sanno che in quella casa ha vissuto un supereroe. Intervistato, Filippo respinge ogni commiserazione e lancia un messaggio a quanti vivono il suo stesso dramma: «Non arrendetevi mai, combattete, tutto è possibile». Passano ancora pochi mesi e Filippo sta di nuovo male.
Lo ricoverano al reparto di neurologia dell'ospedale di Cosenza e dalla tac si intravede una nuova macchia al cervello.
Fillippo stavolta non lo sa, ma ha capito tutto. A tutti dice che passerà, anche stavolta, ma ai suoi amici più cari confida di sapere che non gli è rimasto molto da vivere.
La situazione precipita nel giro di qualche giorno e per lenire le sue sofferenze lo ricoverano all'ospedale di Paola. Qui entra in coma e si spegne qualche ora più tardi. È la notte dell'8 dicembre scorso.
Il dolore di mamma Anna e dei suoi cari
«Quando Fillippo guarirà - ci aveva detto a maggio scorso mamma Anna - voglio fare una grande festa. È il mio unico figlio, deve stare bene. Sarà un giorno bellissimo».
E invece quel giorno non è mai arrivato. Anna, che già aveva dovuto sopportare il lutto del marito un anno fa, oggi si ritrova a fare i conti con il dolore straziante.
Chissà dove sarà oggi e con chi lo passerà, se ha perso la fede in Dio, a cui rivolgeva le sue preghiere, e se il suo Natale ha ancora un senso. Di sicuro oggi il suo Filippo è più di un pensiero, è una presenza costante che quasi si tocca con le mani.
Di sicuro oggi Filippo rivive nel ricordo di sua figlia, di sua moglie e dei suoi tanti amici, che oggi lo stanno omaggiando sui social. «Auguri Filippo - si legge su facebook - ovunque tu sia».