Oggi un primo punto fermo sarà apposto al debito sanitario calabrese. Poco meno di ventiquattro ore ancora è il tempo concesso alle nove aziende sanitarie e ospedaliere per trasmettere al dipartimento Tutela della Salute un dato che attesti l’entità dei crediti maturati nei confronti dei fornitori.

Stima approssimativa

Allo stato si tratta di cifre abbastanza approssimative e che fotografano la condizione di esposizione di ciascun ente del servizio sanitario e che con ogni probabilità potrebbero essere riviste al ribasso in una fase successiva di riconciliazione con i creditori. Ma la necessità di rispettare il timing imposto dal presidente della Regione e commissario ad acta, Roberto Occhiuto, ha impresso una accelerazione all’intera operazione che dovrà tassativamente concludersi entro fine anno con una stima di massima dell’esposizione debitoria.

Crediti monstre

Proprio in ragione di ciò, da circa due mesi si susseguono senza soluzione di continuità riunioni in Cittadella da cui sono saltate fuori cifre non proprio rassicuranti sui crediti monstre accumulati dalle aziende calabresi. Un dato su tutti è quello dichiarato da Banca Farma Factoring, probabilmente la più grande società di cessione che in Calabria ha in mano – secondo quanto attestato – 217 milioni di euro di crediti nei confronti degli enti del servizio sanitario, ceduti dai fornitori.

Una parte delle fatture

Un importo che include anche i 40 milioni di euro cubati per le spese di rimborso dei costi sostenuti per il recupero delle somme non tempestivamente corrisposte. Si tratta per lo più di interessi accumulati per il ritardato pagamento dei crediti. Ma evidentemente è questa solo una parte delle fatture, oltre a Banca Farma Factoring operano altre società di cessione di credito, certamente minori, e a queste si devono aggiungere anche i semplici fornitori che non hanno proceduto a cessioni.

L'incrocio dei dati

Probabilmente però è forse questo l’aspetto più controverso e che sta determinando difficoltà nell’incrocio dei dati. Non tutti i crediti dichiarati da Banca Farma Factoring, ad esempio, trovano un riscontro nei dati detenuti dalle singole aziende provocando così un disallineamento contabile. È possibile infatti che una o più fatture siano ancora associate al fornitore iniziale e non al cessionario generando così una duplicazione di costi. Risultano poi nei partitari delle singole aziende fornitori che non hanno risposto all’istanza di circolarizzazione avviata dalla Regione pur detenendo crediti. E anche in questo caso potrebbe trattarsi di ditte che hanno proceduto a cessione.

Esposizione debitoria

Quel che è certo però è che anche aziende relativamente di piccole dimensioni come quelle sanitarie di Crotone e Vibo Valentia cubano debiti per circa 50 milioni ciascuna. Crotone ha una esposizione di circa 50 milioni. Vibo Valentia è gravata da uno stock di debito commerciale pari a 39 milioni di euro ma solo 20 hanno trovato effettivamente riscontro. Oltre 70 milioni sono i crediti dichiarati nei confronti dell’azienda ospedaliera di Catanzaro ma effettivo riscontro ne hanno trovato solo meno di 50. Mentre l’azienda universitaria Mater Domini da sola conta uno stock di debito di oltre 100 milioni di euro.

Doppie fatture

Certamente più complessa la ricostruzione del debito in aziende che gestiscono porzioni di territorio più ampie e che per di più non approvano i bilanci da anni come quelle sanitarie di Cosenza e Reggio Calabria. Enti la cui storia contabile appare tutt’altro che chiara e i cui guai finanziari discendono in larga parte dalla duplicazione di fatture e da contenziosi che hanno determinato l’aumento esponenziale dei costi.