Una semplice lapide in pietra locale, con la scritta in latino “a perenne ricordo” e i nomi delle quattordici vittime. A un anno di distanza, Stresa celebra così il primo anniversario del crollo della funivia del Mottarone (Piemonte). L'inaugurazione oggi esattamente dove la cabina n.3 ha concluso la sua folle corsa. La tragedia registrò anche la morte di due giovani calabresi, Serena Cosentino , 27 anni, nata a Belvedere Marittimo ma residente a Diamante e Hesam Shahisavandi, 23 anni, nato in Iran e residente a Diamante. Strappato dall’inferno, solo il piccolo Eithan Biran, unico sopravvissuto all'incidente della funivia. In quel drammatico giorno, perse mamma, papà, fratellino e bisnonni. Il bimbo si ritrovò poi al centro di un'aspra controversia tra le famiglie da parte di padre e madre.

Tragedia del Mottarone, la commemorazione

Lacrime e commozione tra i parenti delle vittime presenti alla cerimonia, nel punto in cui un anno fa la cabina precipitò. Per l'emozione una signora ha avuto un piccolo malore.

«È passato un anno, ma nessuno si è fatto sentire. Ci hanno tutti abbandonato, non ci hanno fatto neanche le condoglianze. È peggio del ponte Morandi», afferma la signora Teresa, mamma di Elisabetta Personini e nonna del piccolo Mattia, due delle quattordici vittime del Mottarone. «Vogliamo conoscere la verità e che giustizia sia fatta in fretta», aggiunge la donna, mentre cammina sulla montagna.   

«Fare giustizia è doveroso, la città di Stresa lo chiede con forza e vi abbraccia tutti». Lo ha detto la sindaca della cittadina sul Lago Maggiore, Marcella Severino, rivolgendosi ai parenti delle quattordici vittime nell'anniversario della tragedia. «Ricordo la disperata ricerca di un battito, di un respiro tra tutti quegli zainetti simbolo di un giorno che doveva essere di festa - ha sottolineato - Invece c'era solo silenzio. Poi qualche giorno dopo le coltellate, quando si è scoperto che forse si poteva evitare».

La famiglia del piccolo Eitan, è «sicura che le indagini penali in corso raggiungeranno le conclusioni nel miglior modo possibile ed emergerà finalmente la verità». Così Emanuele Zanalda, legale della famiglia Biran e Mirko Burano, che rinnova la richiesta di privacy delle due famiglie «per permettere loro di gestire una vita il più possibile normale in queste circostanze anomale». 

«La memoria di quello che è accaduto diventi genialità responsabile per l'oggi e per il domani del Mottarone». È un passaggio dell'omelia di don Gianluca Villa, parroco di Stresa, nel primo anniversario del crollo della funivia. «Oggi riapriamo un cassetto di dolori, di ferite che non si rimargineranno più e anche di tanta rabbia, che è umana», aggiunge il sacerdote, ricordando quella domenica di un anno fa, «una domenica segnata da sangue innocente, in cui il sole è stato oscurato dal buio».