Si mettano una mano sulla coscienza. Ci facciano sapere, anche in forma anonima, dove hanno nascosto i resti di mio figlio». Mamma Elsa rilancia il suo appello agli assassini di Francesco. Lo rivolge anche alle loro madri: quelle degli assassini e dei presunti complici ancora a piede libero. Lo fa nel giorno in cui Francesco avrebbe compiuto ventisette anni.

I carabinieri - lo scorso luglio - hanno arrestato i fratelli Antonio e Giuseppe Prostamo, accusati di omicidio e distruzione di cadavere. Un delitto di mafia, secondo la Procura di Catanzaro guidata da Nicola Gratteri: Francesco Vangeli cadde vittima di una lupara bianca ordita per ribadire il prestigio mafioso del clan Prostamo sul territorio e perfino sulla donna di cui il ragazzo di Scaliti di Filandari, scomparso il 9 ottobre del 2018 da San Giovanni di Mileto, era innamorato. Una ragazza, poi divenuta madre, che avrebbe iniziato anche convivere con uno dei presunti assassini.

 

Fiducia nella giustizia? «Sì – dice Elsa Tavella –, i carabinieri hanno arrestato coloro che i magistrati hanno ritenuto essere i principali responsabili della morte di mio figlio. Ma ancora non tutto è stato chiarito. Bisogna ricostruire il ruolo dei loro complici. Il ruolo dei presunti amici di mio figlio e di altri coinvolti in questa vicenda a vario titolo. E poi c’è la cosa che per me è la più importante: ritrovare ciò che resta di Francesco, dargli una degna sepoltura. Poterlo piangere e portargli un fiore». Francesco manca. «Mi manca tutto di lui. Mi manca la sua presenza, mi manca non poter lavare i suoi vestiti. Tutto… sono cose che solo una madre può capire. È per questo che mi rivolgo alle loro madri. Mi aiutino in qualche modo a ritrovare il corpo di Francesco. Quel che è fatto, è fatto ormai, lo hanno ucciso. Nel farlo non hanno avuto pietà per lui. Facendomi ritrovare il suo corpo – conclude mamma Elsa - potrebbero averne per me».