Una condanna a 17 anni, 6 mesi e 20 giorni di reclusione. La storia giudiziaria della scomparsa di Francesco Vangeli ha un esito definitivo, sigillato dalla Corte di Cassazione. Giuseppe Prostamo, 39 anni, è l’assassino di un giovane “colpevole” di aver allacciato una relazione sentimentale con la ragazza sbagliate. 

I giudici hanno rigettato il ricorso proposto dalle difese e confermato la sentenza, già emessa in appello, per l’omicidio e l’occultamento del cadavere del 26enne ucciso a MIleto nella notte tra il 9 e il 10 ottobre 2018 con un colpo d’arma da fuoco. Poi sarebbe stato chiuso, ancora agonizzante, in un sacco nero e gettato nel fiume Mesima, mentre la sua auto e il suo cellulare venivano dati alle fiamme. Il suo corpo non è mai stato ritrovato: Vangeli è stato inghiottito nel buio della notte più nera.

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Prostamo, difeso dagli avvocati Sergio Rotundo e Giuseppe Grande, era stato condannato in primo grado a 30 anni di reclusione: il collegio aveva escluso nel primo step processuale l’aggravante mafiosa). La Corte d’Assise d’Appello, a gennaio 2023, ha stralciato dall'accusa anche le aggravanti della premeditazione e i futili motivi, dimezzando così la pena. 

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La contesa di una ragazza e il debito di droga

Secondo le indagini avviate dalla Dda di Catanzaro, i fratelli Giuseppe e Antonio Prostamo (per il quale il giudizio pende ancora in appello) avrebbero ucciso Francesco Vangeli perché questi aveva riallacciato una relazione con la ragazza contesa con Antonio Prostamo e anche per un debito di droga che il ragazzo aveva contratto con Giuseppe Prostamo. Il 39enne è stato accusato anche di detenzione e porto illegale di una pistola. Parti civili nel processo sono i familiari di Vangeli, assistiti dagli avvocati Nicodemo Gentile, Antonio Cozza, Francesca Comito, Giovanni Vecchio.