La Corte d’Assise di Roma ha condannato a 18 anni di carcere Giovanni Nesci, 25 anni, di Sorianello, accusato dell’omicidio ai danni di Fabio Catapano, il 48enne ucciso il 17 luglio 2020 dinanzi al cancello di casa a Castel di Leva, nell’agro romano.

Giovanni Nesci, imbianchino si era trasferito nel 2020 a Castel di Leva, periferia di Roma, occupando unitamente ad altri tre calabresi una villetta sfitta. Si trovava a cena dalla vittima insieme ad un amico quando la sera del 17 luglio 2020 nella cameretta di Nesci sarebbe stato consumato un furto di cui i calabresi avrebbero accusato Catapano, poi ucciso in strada a colpi di pistola dopo essere stato chiamato da Nesci ad uscire di casa.
Lo stesso Giovanni Nesci, dopo il fatto di sangue, si era consegnato ai carabinieri confessando il delitto. Per lui l’accusa era quella di omicidio volontario. Una vicenda passionale, secondo Giovanni Nesci, ma gli investigatori non gli hanno creduto. “L’ho ucciso perché pensava avessi una storia con la compagna”, le parole del ragazzo di Sorianello prima di chiudersi nel silenzio davanti al pm ed al gip. La Corte d’Assise ha escluso la premeditazione nel fatto di sangue.

“Giovanni per me era come un figlio, ho accolto amorevolmente lui e gli altri tre amici tutti calabresi con i quali era venuto a vivere dietro a casa nostra. Erano sempre da me e Fabio, stavano con i nostri figli. Facevo per loro le ciambelle e ora Giovanni ha detto ai carabinieri di aver ammazzato mio marito. Così, a sangue freddo. Ma per me stava fuori, era spaventato. Non era drogato, ma aveva gli occhi rossissimi ed era terrorizzato per qualcosa”, aveva invece dichiarato la moglie di Fabio Catapano dopo l’omicidio. Le indagini sono condotte dai carabinieri.