Accolta in Corte d'assise la richiesta della difesa di nullità del decreto che disponeva il giudizio immediato. Secondo il giudice «gli interrogatori dell’imputata non hanno avuto ad oggetto tutti i fatti di reato oggi in contestazione»
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È partito questa mattina il processo a Tiziana Mirabelli, la 46enne rea confessa dell’omicidio di Rocco Gioffrè, l’anziano originario di San Fili ucciso il 14 febbraio scorso in un appartamento a Cosenza, all'interno del condominio dove entrambi abitavano. La donna è imputata per omicidio volontario aggravato dalla crudeltà, dai futili motivi e dal nesso teleologico conseguenza di una rapina.
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L’avvocato di Mirabelli aveva avanzato una richiesta di nullità del decreto che dispone il giudizio immediato firmato dal gip Alfredo Cosenza su proposta della procura bruzia, sostenendo che sia stato leso il diritto di difesa in quanto l’imputata, nei due interrogatori svolti non ha ricevuto alcuna contestazione relativa alla presunta rapina che sarebbe avvenuta nell’immediatezza del delitto di sangue. Rapina di 1800 euro che la procura ritiene sia il movente dell’assassinio di Gioffrè.
Il presidente della Corte d’Assise di Cosenza Paola Lucente ha accolto la richiesta del legale, così spiegando la sua decisione: «Gli interrogatori dell’imputata, resi rispettivamente il 21 febbraio 2023 e 20 giugno 2023, non hanno avuto ad oggetto tutti i fatti di reato oggi in contestazione». Il giudice sottolinea il diritto della 46enne al «completo interrogatorio, funzionale, sia alla verifica dell’evidenza della prova, sia al completo dispiegarsi del diritto di difesa».
Il fascicolo, ora, torna nelle mani del sostituto procuratore Marialuigia D’Andrea.
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