«Avere appreso da un pentito che mia sorella sarebbe andata incontro ad una sorte così agghiacciante è una pugnalata al cuore». Sono le parole con cui Vincenzo Chindamo, fratello di Maria, ha commentato e dichiarazioni del pentito Antonio Cossidente sulle modo in cui sarebbe stata uccisa l'imprenditrice di Laureana di Borello, scomparsa a Limbadi il 6 maggio del 2016. 

«Se solo penso al volto di Maria, così solare e sorridente, macinato da un trattore – ha dichiarato all’Ansa Vincenzo Chindamo – mi manca l’aria e mi si gela il sangue. Mia madre ieri ha avuto una reazione molto forte. L’interessamento a quel terreno potrebbe anche esserci stato, ma che questo possa rappresentare l’unico movente dell’omicidio mi sembra improbabile. Tutta quella recrudescenza ci ha sconvolto. Queste cose non si verificano dopo una semplice richiesta di vendita di un terreno, senza avvertimenti importanti. Dovevano esserci campanelli di allarme che dubito ci siano stati».

Dopo le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Antonio Cossidente – di cui in anteprima aveva dato conto il nostro network – il quale ha riferito di aver appreso alcuni particolari sulla fine di Maria Chindamo (rapita il 6 maggio 2016e uccisa brutalmente) dal collaboratore Emanuele Mancuso, il fratello di Maria spiega che la sorella se «avesse ricevuto intimidazioni ne sarebbe rimasta scossa e turbata. Benché l’attività dei collaboratori sia rilevante nelle strategie investigative, a volte le deposizioni non sono proprio lineari e adamantine. Certo in molte cose il riscontro si trova, ma vanno esaminate a fondo. Noi stiamo ancora cercando un epilogo alla storia di Maria e con l’eventuale morte dobbiamo ancora fare i conti. La notizia secondo cui sarebbe stata sbranata dai maiali, ci ha distrutto».