Il sindaco contattato da LaC News24 mette giù: «Non rispondo». A fermarsi è solo l’associazione sospesa in via cautelare dalla Procura. Le altre due impegnate a organizzare le escursioni sul fiume oggi hanno lavorato nonostante l’allerta gialla. A Papasidero invece stop del Comune (ASCOLTA L'AUDIO)
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Panta rei, tutto scorre. E così a meno di 72 ore dalla morte di Denise Galatà, i gommoni sono tornati a solcare le acque del fiume Lao, in territorio di Laino Borgo. Mancavano quelli della “Pollino rafting”, sospesa in via cautelare dalla Procura di Castrovillari, ma le altre due associazioni lainesi hanno ripreso regolarmente le attività escursionistiche. Laino, dunque, non si associa alla decisione di segno opposto assunta invece dal Comune di Papasidero che proprio oggi ha interdetto l’accesso al fiume.
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Il sindaco di quel centro, Fiorenzo Conte, lo ha fatto sia in «in segno di vicinanza e solidarietà ai familiari della giovane vittima» che in ragione «delle condizioni meteo avverse». E il fatto che quest’ultime fossero pressoché identiche a quelle del 30 maggio, il giorno del dramma, dà consistenza all’idea del riflesso condizionato: una disgrazia analoga a quella di Denise, infatti, avvenne nel 2008 proprio nelle acque di Papasidero a scapito di una turista pugliese di 24 anni.
Insomma, due centri limitrofi, praticamente attaccati. Solo che uno sbarra l’accesso al fiume e l’altro no. Abbiamo provato a chiedere le ragioni di questa scelta contraria al primo cittadino di Laino Borgo, Mariangelina Russo, che al riguardo, però, ha opposto un secco «Non rispondo». Posizione complicata la sua. Anche lei, infatti, è tra i dieci destinatari di avviso di garanzia per l’omicidio colposo della studentessa di Rizziconi. Mariangelina Russo lo ha ripetuto per tre volte – «Non rispondo» - e poi ha messo giù la cornetta. E così il dubbio sull’opportunità permane. Una fonte vicina all’amministrazione comunale, che preferisce restare anonima, prova a interpretare il pensiero del sindaco: «Interdire l’accesso al Lao sarebbe sembrata un’ammissione di colpevolezza, qualcuno avrebbe potuto vederla così. Il fiume è sicuro, non c’entra nulla in questa tragedia». Chi o cosa c’entri sarà la magistratura a stabilirlo. Oggi è stato il giorno dell’autopsia, ma la verità passa soprattutto dal racconto dei sopravvissuti, i compagni di classe della vittima coinvolti anche loro nella più fatale delle gite.
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Nel frattempo, però, il rafting – come lo spettacolo – deve andare avanti. È uno dei principali motori economici del territorio, forse il principale, che movimenta ogni anno centinaia di migliaia di euro. Alla ripresa delle attività sportive si sono presentati in tanti. Contraccolpi, almeno in apparenza, non se ne sono registrati. E oltre alle escursioni già programmate, pare si siano aggiunte diverse richieste dell’ultima ora, persone interessate a visitare i luoghi della tragedia. Chiamatelo turismo dell’orrore o, più semplicemente, spirito dei tempi. La curiosità insana, però, ammesso che di questo si tratti, non ha trovato sponde. «Si è navigato solo su percorsi brevi, quelli più impervi per il momento sono stati sospesi. E per precauzione, le attività si sono svolte solo al mattino» racconta un residente del posto, uno dei pochi che ha voglia di parlare. «Per due giorni qui si è fermato tutto in segno di rispetto per Denise e i suoi genitori, ma si deve pur lavorare. Speriamo che i magistrati facciano in fretta ad accertare la verità». Tutto scorre a Laino Borgo, ma la mestizia no. Quella resta.
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