«Avete la bontà! io… sono… riconoscente!», Così si sarebbe rivolto Domenico Sacco, assistente capo del corpo di polizia penitenziaria nel carcere di Catanzaro, agli esponenti di due clan napoletani. Aveva appena chiesto di ottenere un’auto in cambio degli illeciti favori che elargiva ai detenuti appartenenti al gruppo Gionta di Torre Annunziata e D’Alessandro di Castellammare di Stabia. Due clan alleati tra di loro i cui esponenti, Paolo Carolei e Giovanni Iapicca, si trovavano reclusi in Calabria. C’è da precisare che Carolei e Iapicca non sono indagati in questo procedimento mentre è indagato un uomo di fiducia di Carolei, Leopoldo D'Oriano, che avrebbe fatto da gancio tra il mondo esterno e il carcere.

Domenico Sacco è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa ed è stato tratto in arresto ieri nel corso dell’operazione “Open Gates”. Avrebbe consentito ai parenti dei detenuti, in particolare a Leopoldo D’Oriano, di introdurre all’interno dell’istituto penitenziario, pacchi contenenti beni vietati. Qualche volta si sarebbe persino scusato della consegna in ritardo dei pacchi. Inoltre si sarebbe messo a disposizione dei clan incontrando, in un hotel di Catanzaro, Carolei quando questi era ormai libero. In cambio, oltre all’auto che aveva chiesto, avrebbe ottenuto pranzi e cene in un ristorante di Roccelletta di Borgia.

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Chi sono Iapicca e Carolei

Le due persone per le quali Sacco si sarebbe premurato di rendere il soggiorno nel carcere di Catanzaro più comodo, sono due esponenti di vertice dei rispettivi clan.
Giovanni Iapicca, alias rangetiello, affiliato al clan Gionta con ruolo di sicario, è stato arrestato il 23 aprile 2007 e condannato in via definitiva all’ergastolo per omicidio aggravato dal metodo mafioso. È stato sopposto al regime del 41bis e dal 28 ottobre 2017 al 18 novembre 2022 è stato recluso a Catanzaro.
Paolo Carolei, esponente di spicco del clan camorristico D’Alessandro, è stato arrestato il 15 ottobre 2010, condannato per usura aggravata, sottoposto al 41bis e dal 16 febbraio 2016 è stato recluso a Catanzaro dove ha finito di scontare la sua pena il 28 gennaio 2022. I due gruppi criminali sono alleati, legati da interessi comuni: contrabbando di sigarette, il traffico di sostanze stupefacenti e le estorsioni agli imprenditori.
Per quanto riguarda il clan Gionta, è attribuito a questa consorteria l’omicidio del giornalista de Il Mattino, Giancarlo Siani, avvenuto 23 settembre 1985.

Lo zio di Napoli

L’otto agosto 2022 un uomo che si presenta come “lo zio di Napoli”, ovvero Leopoldo D’Oriano, chiama Sacco. I due concordano di incontrarsi a Catanzaro Lido, vicino ad un hotel. «Quell'albergo dove siete già stati», suggerisce Sacco. Un incontro veloce: dopo essersi salutati, “lo zio di Napoli” consegna a Sacco una busta di cellophane di colore bianco. Poi discutono allontanandosi.

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«Trovatemi una macchina»

In cambio del favore, Sacco avanza a D’Oriano la richiesta di un’auto nuova «tenuto conto che tutti i suoi colleghi avevano un’auto grande, mentre lui no».
«Trovatemi una macchina… trovatemi una macchina! Una macchina discreta! …tutti i colleghi camminano con “macchinari” e io mi puzzo di fame… una Seicento! Non vale niente».
D’Oriano rassicura il proprio interlocutore che nel mese di settembre sarebbero tornati in Calabria e che avrebbero soddisfatto la sua richiesta. Sacco rassicura sulla consegna del pacco: «Non vi preoccupate… già domani mattina già è arrivato!».
A fine agosto, parlando con una persona Sacco riferisce di avere intenzione di regalare la propria auto, perché per il tramite di un suo parente di Napoli, alla fine del mese, ne avrebbe acquistata un’altra.