Soltanto la dottoressa cubana, dopo il cambio turno, si sarebbe accorta di una setticemia in corso e avrebbe iniziato la terapia antibiotica su un’anziana di Parghelia, disponendone il ricovero immediato a Tropea. Al contrario, sia il 118 che l’infermiere in servizio prima dell’intervento della dottoressa straniera, avrebbero archiviato la situazione come una semplice febbre per la quale bastava una tachipirina. È questo il motivo che ha spinto Roberta Vallone, figlia della paziente 72enne ora ricoverata, a presentare una formale denuncia ai carabinieri.

I fatti, come racconta lei stessa a Il Vibonese, si sono svolti il 2 febbraio scorso, in piena notte: «Quella sera mia madre aveva la febbre alta e tremori, oltre a difficoltà a deglutire, tanto che mi sono molto preoccupata quando non sono riuscita a farle assumere una compressa di tachipirina. Allora ho contattato il 118, ma l’operatore, una volta appreso il motivo per il quale chiamavo, mi ha detto che non c’era bisogno dell’intervento dell’ambulanza per una semplice febbre». Un rifiuto che ha spinto la donna a chiamare il 112 chiedendo ai carabinieri di Tropea di attivarsi per far arrivare un’ambulanza. «Dopo appena 5 minuti dalla mia chiamata al 112, l’ambulanza è arrivata ma a bordo c’erano solo due infermieri e l’autista, nessun medico».

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