Sulla vicenda dell’unico tribunale soppresso in Calabria, quello di Corigliano Rossano, il silenzio è assordante, a differenza di altre regioni in cui si va avanti con grande determinazione. Eppure si tratta di un presidio di giustizia nella terza città della Calabria, soppresso nel 2012 con dinamiche su cui lo Stato non ha mai inteso fare chiarezza. Altre regioni si stanno attrezzando a sostegno e a supporto dei palazzi di giustizia soppressi: Marche e Abruzzo hanno già proceduto alla deliberazione di una legge che non comporta oneri a carico del bilancio dello Stato nel caso di una eventuale riapertura dei presidi soppressi, richiamando a carico della regioni i costi di gestione e manutenzione degli immobili o della retribuzione del personale di custodia e vigilanza delle strutture. Stesso schema sta per essere approvato dalla Regione Sicilia e Basilicata.

In giornata la delibera della Regione Basilicata

Proprio in terra lucana è stato convocato per oggi il Consiglio regionale straordinario sulla soppressione del tribunale di Melfi. In queste ore il comitato nazionale dei tribunali accorpati ha rivolto una istanza al Governo, al Parlamento e alle Regioni «affinché sia dato corso ad ogni opportuno percorso legislativo finalizzato alla riapertura dei tribunali soppressi». In Italia sono stati colpiti dalla scure dei tagli ben 30 presidi di giustizia. In testa alla classifica per dato demografico c’è proprio Corigliano-Rossano con i suoi 78mila abitanti. La prima città della provincia di Cosenza ridotta a sede di Giudice di Pace, mentre centri come Castrovillari, Paola, Palmi, Locri, sono sedi di tribunale.

Un paradosso mai chiarito da nessuno. Né c’è la mobilitazione necessaria, così come avviane in altre regioni, per risanare una ingiustizia subita. Eppure, Corigliano-Rossano e il suo vasto comprensorio hanno in dotazione parlamentari nazionali ( ben 5) e regionali (2). L’amministrazione comunale, nel settembre scorso, diede vita a un Consiglio comunale sul tema che, al momento, non ha sortito alcun effetto. In altre regioni c’è il giusto necessario fermento, qui in Calabria il caso Corigliano Rossano sembra non interessare nessuno.