INTERVISTA | Il sindacalista Antonino Pulitanò potrà andare in pensione, ma ribadisce di essere fiero per la sua attività: «Non mi pento. Andrò avanti nelle battaglie per tutelare i lavoratori e l'ambiente»
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«Sono più tranquillo, non mi pento di aver denunciato». Ha commentato così, alla nostra testata, l’accordo raggiunto dinnanzi al giudice del lavoro di Roma, Antonino Pulitanò, il dipendente di Trenitalia licenziato da Trenitalia dopo aver denunciato, anche sulla stampa, la presenza di tonnellate di amianto in un deposito ferroviario nei pressi della stazione centrale di Reggio Calabria. Il lavoratore ha adesso la possibilità di andare in pensione.
«È stato il giudice ad aver avanzato questa proposta, dice Pulitanò, dopo un’ attenta disamina delle carte processuali. Fosse stato per l’azienda saremmo andati avanti per anni». Nonostante l’odissea che da un anno ha visto lui e la sua famiglia in gravi difficoltà economiche e psicologiche è fiero di aver portato alla luce questa grave problematica. «Certo che non mi pento. Nonostante quello che ho subito, perché alla fine ho pagato ingiustamente per aver fatto quello che era doveroso compiere, lo rifarei. Aver denunciato la presenza di amianto non è stata una mia battaglia personale, ma lo è stata per i lavoratori e per la città tutta».
Il sito è stato poi bonificato; bonificato grazie alla sua attività. In tribunale, però dovrà ripresentarsi. A breve inizierà l’appello del giudizio relativo ai tre provvedimenti disciplinari che l’azienda gli aveva mosso. In primo grado il giudice aveva dato ragione a Pulitanò, ma Trenitalia ha impugnato la decisione. «Affronterò anche questo, come sempre – ci dice» . In occasione della visita del ministro dei trasporti Danilo Toninelli, giunto a Reggio Calabria il primo ottobre scorso insieme ai vertici di Trenitalia e di Rfi per l’inaugurazione di alcuni nuovi, avevamo chiesto proprio all’amministratore delegato di Trenitalia, Orazio Iacono se la lettera di licenziamento, notificata nell’ottobre dello scorso anno, poche ore dopo le sue dichiarazioni alla stampa fosse una ritorsione per le dichiarazioni pubbliche che Pulitanò aveva affidato a giornali e televisioni. Iacono rispose che non vi è alcun collegamento tra i fatti. «Non è una ritorsione. Abbiamo agito così a causa dei suoi comportamenti definiti da noi non conformi alle regole», disse ai nostri microfoni. La vicenda è però molto strana e davvero singolare. Pulitanò rilascia un’intervista e nella stessa giornata e viene licenziato. Il sindacalista, al di là dei processi e delle vertenze, continuerà nella sua battaglia in difesa dell’ambiente e dei lavoratori. «Io andrò avanti a livello sindacale, dichiara, darò un mano anche agli enti locali». Dai nostri microfoni lancia un appello a tutti i lavoratori. «Impegniamoci per i nostri diritti e il bene pubblico; l’ambiente non è mio, ma è di tutti. Di noi oggi e dei nostri figli in futuro».