VIDEO | La comunità si mobilita mentre i giudici stanno lavorando sull'esecuzione di una sentenza del 2015 che ordinava la riattivazione della struttura sanitaria
Tutti gli articoli di Cronaca
Le strade di Trebisacce sono nuovamente animate dalla voce della protesta, mentre i cittadini si radunano per chiedere la riapertura del presidio ospedaliero "Chidichimo", recentemente retrocesso a sede disagiata. In parallelo, l'attenzione è concentrata sull'udienza in corso al Consiglio di Stato, dove si discute l'esecuzione di una sentenza del 2015 che ordinava la riattivazione della struttura sanitaria. Le tensioni crescono mentre i manifestanti denunciano l'inerzia nell'adempiere a tale sentenza.
L’avvocato Giorgio Maiuri, componente di Sinistra al Quadrato, ha osservato come «il Consiglio di Stato sia chiamato a pronunciarsi sulla conformità dell'attuazione della sentenza del 2015 riguardante l'Ospedale di Trebisacce. Tale sentenza, secondo Maiuri, avrebbe dovuto essere eseguita entro un termine di 60 giorni, ma ad oggi, dopo otto anni, non è stato fatto nulla in merito». Secondo Maiuri, l'eventuale esito favorevole alla comunità di Trebisacce potrebbe significare la riapertura dell'ospedale nelle sue funzioni originarie, come stabilito dalla sentenza del 2015. Tuttavia, ha sottolineato che fino ad ora non è stato intrapreso alcun passo concreto per dare attuazione a questa decisione giudiziaria. A ricorrere in giudizio fu il Comune di Trebisacce che presentò un ricorso al Consiglio di Stato nei confronti della Regione Calabria, del Ministero della Salute e di altri soggetti coinvolti, con l'obiettivo di far rispettare la sentenza e riaprire l'ospedale. Tale azione legale fu assunta dall'amministrazione del compianto Mariano Bianchi. Per il legale è fondamentale agire con tempestività per garantire la giusta attuazione della sentenza del 2015. «La mancata esecuzione della sentenza, ha ribadito, rappresenta un grave ritardo nella tutela della salute dei cittadini e richiede interventi immediati da parte delle autorità competenti».
300milioni l'anno per emigrazioni sanitaria
Presenti amministratori, consiglieri regionali, sindacalista, e rappresentanti del mondo civico e dell’associazionismo. Gravi i danni all’erario regionale per via dell’emigrazione sanitaria di pazienti calabresi che si rivolgono ad altre regioni. Il Segretario Comprensoriale della Cgil Funzione Pubblica, Vincenzo Casciaro, ha sottolineato l'importanza di sostenere la sanità pubblica e ha evidenziato che in Calabria il diritto alla sanità è spesso sottovalutato e non garantito, costringendo molte persone a cercare cure fuori regione, il che comporta un costo annuale di 300 milioni di euro. Ha espresso preoccupazione per la mancanza di iniziative concrete per affrontare la situazione e ha criticato la paralisi delle iniziative, citando il caso di Trebisacce e altre aree della regione. Ha anche menzionato la mancanza di personale sanitario e ha criticato le scelte che favoriscono alcuni presidi ospedalieri a discapito di altri, come nel caso di Trebisacce. Casciaro ha sollevato dubbi sulle logiche dietro tali decisioni e ha rimarcato l'importanza di una distribuzione equa dei servizi sanitari su tutto il territorio. Ha richiesto valutazioni più accurate da parte del commissario regionale per la sanità e ha avvertito delle conseguenze negative dell'autonomia differenziata, che potrebbe portare a ulteriori tagli nella spesa per la sanità. Ha concluso sottolineando che la situazione attuale potrebbe mettere a rischio il futuro della sanità pubblica in Calabria. Tra i punti toccati: la disparità di trattamento tra il presidio ospedaliero di Praia che rientra nel piano regionale e quello di Trebisacce che rimane sede disagiata.