«Con immenso disappunto dai dati consuntivi 2022 sul trapianto di reni in pazienti nefropatici della nostra regione rileviamo numeri altamente insoddisfacenti». Lo scrive in una nota il delegato alla rappresentanza delle associazioni trapiantati, Pasquale Scarmozzino.

«A fronte di un dato record nazionale positivo di trapianto reni (2.038) fornito dal Cnt (Centro Nazionale Trapianti) e corrispondente a 34 trapianti pmp (per milione di popolazione) la Calabria si attesta a un misero numero trapianti di soli 16 pmp, cioè al 47% del dato nazionale, nonostante avessimo due poli trapianti: Cosenza e Reggio Calabria».

«Ma non è solo questo il dato che fa rabbrividire: i trapianti fuori regione su pazienti nefropatici calabresi sono stati 16 su 44 (36%) con organi prelevati da donatore cadavere e addirittura 6 su 8 (75%) con organi prelevati da donatore vivente. È lecito chiedere ai management aziendali di Cosenza e Reggio Calabria quale progetto hanno in mente per evitare tanta emigrazione? Intanto, sfumano le aspettative di quanti tra i 1500 dializzati calabresi attendono la chiamata per trapianto per uscire dal limbo della dialisi, non avendo neanche – alcuni - le risorse per trapiantarsi fuori regione. Inconcepibile!».

«Altro grave indizio del fallimento trapiantologico calabrese è che, da luglio 2022, nessuna coppia calabrese ha completato lo studio per arrivare al trapianto da donatore vivente! Le cause sono ben note e circoscritte, ma dagli hub calabresi deputati al trapianto non arrivano le risposte attese dai pazienti con patologia terminale e certamente dagli stessi professionisti che hanno a cura i trapianti. Presidente Occhiuto così non va!»

«Per uscire dallo scandaloso stallo in cui versa il mondo trapiantologico calabrese - prosegue nella nota Scarmozzino - la Regione deve immediatamente assegnare gli obiettivi sulla donazione organi a fini trapianto - previsto dal DCA 167 del 2018 - a tutti i commissari aziendali e attivare, finalmente, l’applicazione delle linee guida SIAARTI su fine vita nelle terapie intensive. Alle condizioni attuali, solo l’avvio della Azienda Zero del professore Giuseppe Profiti potrà risolvere le anzidette incresciose discrasie, eliminando da subito i tanti lacci e lacciuoli che la politica sanitaria preferisce mantenere per gratitudine alle consorterie che ostacolano gravemente gli obiettivi attesi dai pazienti».