Trentatré anni. La vicenda che coinvolse il Moby Prince, nella rada livornese, è stata la più grande tragedia della marineria italiana. Era il 10 aprile del 1991. Intorno alle 22.25, il traghetto, partito poco prima e diretto ad Olbia, entrò in collisione con l'Agip Abruzzo, petroliera della Snam, a 2,7 miglia dalla costa.

L’impatto scatenò l’inferno: in quella drammatica notte morirono 140 tra passeggeri ed equipaggio del Moby Prince. Undici le vittime calabresi: Rocco Averta (36 anni), Antonio Avolio (45), Francesco Esposito (43) e Giulio Timpano (21) di Pizzo Calabro, Nicodemo Baffa (52) di Santa Sofia d’Epiro, Luciano Barbaro (24) di Locri, Francesco Crupi (34) e Antonio Rodi (41) di Siderno, Francesco Tumeo (58) e il cognato Francesco Mazzitelli (56) di Parghelia, Carlo Vigliani (31) di Taurianova. Salvi il mozzo del traghetto, Alessio Bertrand e le persone a bordo della nave Agip.

Tragedia Moby Prince, l’incidente

La dinamica della collisione fu subito chiara. La prua del Moby penetrò la cisterna numero 7 della petroliera: il greggio si riversò sul traghetto che si trasformò in un'immensa torcia con l'innesco delle fiamme, provocato forse dall'attrito delle lamiere. Ma da cosa fu scatenato? Negli anni furono formulate varie ipotesi: nebbia, eccesso di velocità, un'esplosione, un guasto alle apparecchiature di bordo.

I soccorsi, in quella tragica serata, arrivarono in ritardo. Il Moby fu individuato solo alle 23.35. Seguirono decenni di inchieste, processi e verità distorte. In più occasioni i familiari delle vittime chiesero al Parlamento ulteriori indagini. Nel 2018, poi, la riapertura del caso da parte della Procura di Livorno.

L'ipotesi di una terza nave

La conclusione della Commissione parlamentare d'inchiesta sul disastro Moby Prince fu clamorosa. Nel settembre 2022, l’organismo parlamentare chiuse in anticipo i lavori per la fine della Legislatura. La relazione finale aprì tuttavia scenari inediti, seppur non dipanando tutti i dubbi ad oggi da chiarire.

«La Moby Prince è andata a collidere con la petroliera Agip Abruzzo per colpa della presenza di una terza nave comparsa improvvisamente davanti al traghetto che provocò una virata a sinistra che ha poi determinato l'incidente». «Purtroppo questa nave non è ancora stata identificata con certezza», aveva dichiarato Andrea Romano (Pd) presidente della Commissione parlamentare d'inchiesta sul disastro Moby Prince, nel presentare il resoconto. Qualche giorno fa, alla vigilia dell'anniversario del disastro, passato alla storia come “L’Ustica del mare” si è riunita la Commissione d’inchiesta a Palazzo San Macuto. In audizione Andrea Romano, già presidente della Commissione nella XVIII legislatura.

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Il ricordo drammatico del mozzo sopravvissuto

A distanza di anni, la tragedia resta un incubo soprattutto per i familiari delle vittime e per l’unico superstite del Moby, il mozzo Bertrand, allora poco più che ventenne. Tempo fa, intervistato dal Tg 1, aveva ricordato quei terribili momenti: «Sentimmo il boato, uscimmo fuori, andavamo avanti e indietro senza sapere dove andare. Mi sono appeso a un corrimano, aspettando qualcuno. Poi mi sono buttato a mare, e mi hanno preso due ormeggiatori, che poi mi hanno portato sulla motovedetta della capitaneria di porto». Un incubo mai superato: «Tutti i giorni...vivo con l'ansia, con la depressione, prendo psicofarmaci», aveva confessato.