La notizia è di quelle che lascia a bocca aperta per la sua gravità. Quattro persone di età compresa tra i 40 e i 70 anni sono morte oggi a Paola a causa dell'esalazione di co2, formula chimica dell'anidride carbonica, fuoriuscita in grosse quantità dal mosto d'uva fermentato, in aggiunta alla mancanza di ossigeno nella stanza. Ma la tragedia ha rischiato di espandersi e diventare, se possibile, ancora più tragica. Ce lo racconta un vicino di casa delle quattro vittime (Santino Carnevale, 70 anni, suo figlio Massimo Carnevale, 40, e i cognati, fratelli della moglie, Giacomo e Valerio Scofano, rispettivamente di 70 e 50 anni), impegnato nei soccorsi di una quinta persona, che attualmente si trova ricoverata in gravi condizioni.

Una tragedia immane

Prima di arrivare alla testimonianza fornita dal vicino di casa delle vittime, è necessario riavvolgere il nastro della vicenda. È poco dopo mezzogiorno, in contrada Carusi a Paola sembra tutto tranquillo. In una delle cantine delle villette a schiera ci si prepara al lungo inverno e alla produzione del vino fatto in casa, che nel profondo sud è una tradizione secolare. Massimo Carnevale, dirà poi una ricostruzione più accurata, si avvicina al mosto, che giace nella vasca di fermentazione da sei giorni, si sente male e cade nella vasca esanime. Santino, che è lì nei paraggi si accorge che qualcosa non va ed entra nella cantina nel disperato tentativo di salvare suo figlio. Ma bastano pochi secondi e anche Santino si sente male, crollando al suolo, non prima di aver urlato al punto da richiamare l'attenzione dei due cognati. Giacomo e Valerio, a loro volta, si fiondano nella cantina, ma anche per loro le esalazioni risultano fatali. Arriva poi una quinta persona, parente delle vittime, e anche questa cade a terra per via delle sostanze di cui ormai la piccola cantina è satura. Lei però, per fortuna, è ancora viva. A confermare questa versione il comandante dei carabinieri di Paola, Marco Pedullà

L'intervento dei vicini

Allertati dalle urla, i vicini di casa si dirigono verso lo scantinato e trascinano via la donna, l'unica che giace vicino all'ingresso. Respira ancora. «È stato terribile - ci dice un uomo anziano, dal corpo esile - pur capendo quello che era successo, abbiamo fatto di tutto per salvarla». L'uomo è ancora scosso. «Mi sono sentito male anche io, mi è girata la testa per molti minuti e pensi - ci dice affranto mentre racconta - che non siamo entrati nella cantina, saremmo morti anche noi». Da questo momento partono le chiamate al 118 per allertare i soccorsi, ma i minuti successivi lasciano poco spazio alla speranza. Santino, Massimo, Giacomo e Valerio sono già morti, per loro non c'è più niente da fare. «Se fossero entrate subito altre persone nella cantina - dichaira una donna, portandosi le mani ai capelli - sarebbero morte tutte. Non ci posso pensare».

La disperazione dei presenti

Passa ancora qualche minuto e in contrada Carusi comincia il via vai di conoscenti e forze dell'ordine. Ci sono anche i Ris, che hanno delimitato l'area della tragedia e prelevato ogni sostanza che possa spiegare nel concreto cosa e perché ha ucciso le vittime. «Massimo - dice un altro vicino - faceva il vino tutti gli anni, non era la prima volta, qui lo fanno tutti, non so cosa è successo, non mi capacito». Non si capacitano nemmeno gli altri parenti delle vittime, che piangono lacrime amare e non si danno pace. «Perché è successo proprio a noi, perché», grida imprecando un uomo con la maglietta rossa sorretto a stento da un amico. C'è chi guarda nel vuoto, chi si abbraccia cercando conforto e chi, come un anziano signore preso dalla disperazione, si è avventato sulla telecamera di un giornalista che stava riprendendo la scena.

Le salme portate via intorno alle 15:30

Sul posto è arrivato anche il sindaco di Paola, Roberto Perrotta, visibilmente scosso per l'accaduto, così come ognuna delle persone radunatesi innanzi all'abitazione teatro della tragedia. «Qui ci conosciamo tutti - dice un uomo di Paola, corso in contrada Carusi dopo aver appurato la notizia - questa è una tragedia che ci coinvolge personalmente». Poi, intorno alle 15:30, le salme sono state portate via dal carro funebre e la disperazione ha ceduto il posto a un silenzio assordante, surreale, interrotto solo da una telefonata a uno dei presenti: la donna, ancora in gravi condizioni, è rimasta aggrappata alla vita. Salvo complicazioni, dovrebbe essere fuori pericolo.