La tragedia che ha colpito Antonio De Simone nella notte di Capodanno ha lasciato un vuoto incolmabile nella sua famiglia, che ora chiede giustizia e verità per quanto accaduto.
De Simone, ingegnere calabrese di 53 anni, è morto in un tamponamento sulla diramazione Roma Sud, all’altezza di Torrenova, causato da un’Aston Martin guidata da un imprenditore romano di 55 anni.

L’uomo si è costituito dodici ore dopo il tragico impatto, ma la famiglia della vittima non si ferma: «Vogliamo che la verità venga a galla e che si faccia giustizia per Antonio».
La famiglia di Antonio De Simone ha dato mandato per avviare indagini parallele a quelle della Procura di Roma.
«Non possiamo accettare che una vita venga spezzata senza conseguenze», hanno dichiarato Giuseppe Scorzafave, zio della vittima.


L’imprenditore è accusato di omicidio stradale, lesioni colpose, fuga e omissione di soccorso, ma rimane da chiarire se fosse realmente alla guida al momento dell’incidente. Le autorità stanno analizzando i tabulati telefonici e le immagini del casello autostradale per ricostruire con esattezza i fatti. Antonio De Simone era un uomo amato e rispettato, noto per la sua dedizione al volontariato e la sua passione per gli animali.

«Era un punto di riferimento per tutti noi», ricordano i familiari, «e ora chiediamo giustizia non solo per lui, ma per tutte le persone che lo amavano». La sua compagna, ancora ricoverata in gravi condizioni, condivideva con lui una vita fatta di amore per gli altri e per gli animali. La famiglia, con il supporto di amici e colleghi, continua a lottare per fare luce su quanto accaduto. La legge italiana prevede che chi si costituisce entro 24 ore da un evento delittuoso possa evitare l’arresto in quasi flagranza. 


«Non è accettabile che un colpevole possa beneficiare di una norma che di fatto gli consente di sfuggire alla giustizia», denuncia la famiglia De Simone, sottolineando che il responsabile avrebbe potuto prestare soccorso invece di fuggire.

Giustizia per Antonio: è quanto chiede la famiglia dell'ingegnere di Corigliano Rossano morto a Roma il giorno di Capodanno in un terribile incidente stradale.

Le indagini in corso e la posizione della difesa 

L'avvocato Antonello Madeo, rappresentante legale della famiglia Desimone, ha rilasciato importanti dichiarazioni in merito al drammatico incidente che ha causato la morte di Tonino De Simone e il grave ferimento di un'altra persona. Secondo quanto dichiarato, al momento non è ancora chiaro chi fosse alla guida del veicolo o dei veicoli coinvolti nell’incidente. «Non sappiamo se chi guidava fosse sotto l’effetto di alcol o sostanze stupefacenti».
Il presunto responsabile dell’incidente si è costituito dopo circa 12 ore, un atto che ha permesso di evitare l’arresto grazie alla norma sulla costituzione entro le 24 ore. Tuttavia, secondo l’Avvocato Madeo, «ci sono gravi indizi di colpevolezza e il fatto che il responsabile sia scappato non esclude l’ipotesi di inquinamento delle prove». 

L'avvocato Madeo ha sottolineato un aspetto significativo: «Tonino De Simone era ancora vivo al momento dell'incidente ed è stato lui stesso a chiamare i soccorsi. Chi ha causato l'incidente avrebbe dovuto fermarsi e prestare aiuto».


Le indagini stanno puntando su diversi elementi chiave: tabulati telefonici  richiesti per accertare eventuali comunicazioni o distrazioni al momento dell’incidente. Immagini del casello autostradale: che potrebbero fornire prove utili sulla dinamica e sui veicoli coinvolti. Accertamenti tossicologici: per verificare l’assunzione di sostanze da parte del responsabile.
L’avvocato ha espresso preoccupazione per il possibile coinvolgimento di una seconda vettura che avrebbe agevolato la fuga del responsabile. «Se confermato, questo dettaglio evidenzierebbe una condotta dolosa non solo del responsabile dell’incidente, ma anche di eventuali complici», ha spiegato. La Procura di Roma mantiene il massimo riserbo sull’identità del responsabile e sui dettagli dell’indagine, come previsto dalla legge. Nel frattempo, la difesa, continua il proprio lavoro per contribuire all’accertamento della verità. «Abbiamo depositato una memoria difensiva con richieste istruttorie che la Procura sta valutando», ha concluso l’avvocato Madeo.