Una vasta operazione, denominata Hermano, è in corso dalle prime luci dell'alba in diverse province italiane. A conclusione delle indagini coordinate dalla Procura della Repubblica - Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, i carabinieri del Comando provinciale reggino hanno dato esecuzione ad una ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Tribunale del capoluogo – sezione Gip – nei confronti di 21 persone

Al centro dell'inchiesta ci sono diversi soggetti residenti nella Piana di Gioia Tauro. Il blitz ha interessato anche le province di Milano, Parma, Verona e Vicenza.
Sono ritenuti responsabili di aver fatto parte di un’articolata organizzazione, capace di gestire un fiorente traffico di stupefacente che, acquistato in Sud America e transitato in Spagna, veniva poi rivenduto su tutto il territorio nazionale. Agli indagati viene contestata anche l'aggravante della natura transnazionale del traffico di stupefacenti.

I nomi degli arrestati

In carcere:

  • Carmelo Bonfiglio classe ’80, Polistena
  • Rocco Camillò classe ’78, San Giorgio Morgeto
  • Antonio Pedullà classe ’86, Caraffa del Bianco
  • Diego Giovinazzo classe ’76 Polistena, residente a Verona
  • Mohamed Amin El Harkati classe ’89 residente in Spagna
  • Sanò Salvatore classe '62, Polistena
  • Palmiro Cannatà classe ’60, Polistena
  • Stefano Marzano classe ’72 Locri, residente a Parma
  • Damiano Veneziano classe ’89 Catanzaro

    Ai domiciliari:
  • Riccardo Ierace classe ’88, Cinquefrondi
  • Gioacchino Marco Molè classe ’92, Gioia Tauro
  • Antonio De Luca classe ’52, Caulonia
  • Antonio Zangari classe ’59, Sant’Agata del Bianco
  • Francesco Macrillò classe ’58, Isola Capo Rizzuto
  • Antonio Ranieli classe ’51, San Calogero
  • Francesco La Cognata, classe '78, residente provincia di Milano
  • Maurizio Scicchitani, classe '67
  • Gino Carlo Melziade
  • Oscar Bruno Bacigalupo Lobaton
  • Donato Melziade
  • Endri Dalipaj 

L'avvio delle indagini

L’operazione Hermano - fratello in spagnolo, come gli arrestati erano soliti chiamarsi fra loro - giunge ad esito di una complessa attività d’indagine condotta dai militari della Compagnia di Taurianova. In particolare, le investigazioni sono state avviate a seguito dell’arresto, nel dicembre 2017, di un soggetto originario di Polistena, per detenzione illecita di sostanze stupefacenti: durante un controllo di polizia, vennero rinvenuti, occultati a bordo dell’autovettura condotta dall’uomo 4 chili di infiorescenze di cannabis essiccate. Da lì, la scoperta dell'esistenza di una consorteria criminale ben organizzata, capace di gestire traffici illecito di marijuana, hashish e cocaina.

La droga trasportata in scomparti segreti

Tramite le indagini è stato ricostruito il modus operandi degli indagati, che importavano in Italia ingenti partite di droga, trasportata poi verso le principali città, come Roma e Milano, con mezzi che disponevano di "scomparti segreti". Durante le indagini sono stati i recuperi di sostanza stupefacente avvenuti nel corso dell’attività, tra cui è annoverato il rinvenimento di una vasta piantagione di canapa indiana, in una impervia zona di montagna del comune di Oppido Mamertina.

La cocaina importata in forma liquida

Per quanto riguarda la cocaina importata dal Sud America, secondo quanto emerge dalle indagini, gli arrestati avrebbero goduto di rapporti privilegiati con produttori peruviani, grazie ai quali erano in grado di acquistare partite di droga a prezzi concorrenziali.

Allo scopo di sviare i controlli delle forze dell’ordine o i controlli di sicurezza in aeroporto, lo stupefacente veniva poi trasportato in forma liquida, chimicamente intrisa nelle fibre di valigie o altri contenitori, come riscontrato in occasione di un rinvenimento a Biella, dove i carabinieri hanno sequestrato 250 grammi di cocaina trasportata in un trolley adottando questa modalità, unitamente a due bidoni con all’interno del solvente che, con ogni probabilità, sarebbe poi servito al processo inverso di estrazione della sostanza.

Gli ordini dal carcere

I carabinieri, indagando, sono riusciti a scoprire che il coordinamento delle attività veniva gestito anche dall'interno del carcere di Ivrea. Per il gip Sergi, l'episodio è «degno di un best set cinematografico hollywoodiano». In sostanza, «una banda di detenuti, per la maggior parte sudamericani - è scritto nell'ordinanza - divulgava disposizioni all'esterno su dove, come e quando commercializzare cocaina, oppure ordinava dosi della medesima sostanza stupefacente da introdurre nel carcere e, per finire, dava indicazioni sul traffico della droga da e per l'Ecuador. Il tutto mediante l'uso illegale di un telefono cellulare munito di regolare sim card».

I legami con la 'ndrangheta

Alcuni indagati sono ritenuti affiliati alla 'ndrangheta. Altri, invece, stando all'inchiesta, erano in contatto con personaggi legati alle cosche mafiose calabresi come i Papalia operanti a Milano o affiliati alle famiglie Molé di Gioia Tauro, Cacciola-Grasso di Rosarno, Ierace di Cinquefrondi, Manno-Maiolo di Caulonia e Facchineri di Cittanova. Tra gli indagati, infatti, c'è Luigi Facchineri per il quale il gip ha rigettato l'arresto. Agli atti dell'indagine, coordinata dal procuratore Giovanni Bombardieri, c'è pure la famiglia De Stefano di Reggio Calabria. Secondo i pm, infatti, con un esponente rimasto ignoto del clan di Archi, Carmelo Bonfiglio avrebbe anticipato 25mila euro per l'acquisto in Spagna e il trasporto in Italia di un carico di marijuana.