Era stato condannato a 14 anni in primo grado per traffico internazionale di stupefacenti. Un'accusa che, però, non ha retto al vaglio dei giudici di appello che hanno assolto Rosario Rao. Il rosarnese, difeso dagli avvocati Guido Contestabile e Mario Santambrogio, era finito nella maxioperazione della procura antimafia di Reggio Calabria chiamata "Santa Fè". Un'inchiesta contro una organizzazione criminale che muoveva ingenti quantitativi di cocaina, anche attraverso il porto di Gioia Tauro.

 

La posizione di Rao era stata stralciata in appello e per questo motivo è stato processato da solo. Altri 25 imputati, invece, sono stati condannati dai giudici reggini nel processo di secondo grado. La procura generale aveva chiesto la conferma della condanna a 14 anni nei confronti del rosanese.

 

L’operazione scattata nel giugno 2015, a detta dell'allora procuratore capo di Reggio Calabria Federico Cafiero de Raho, è una delle inchieste più importanti di sempre in materia di narcotraffico. Tanto che alle indagini della Guardia di Finanza ha partecipato pure la Dea americana e la Guardia Civil spagnola.

 

“Santa Fè” è, infatti, il nome del centro commerciale spagnolo dove è stato arrestato il broker calabrese della cocaina Roberto Pannunzi, detto “Bebè”, fra i principali narcotrafficanti su scala mondiale. Cinque le tonnellate di stupefacente sequestrate (per un valore di un miliardo di euro) nel corso dell’operazione che ha visto i porti di Gioia Tauro, Genova, Livorno e Vado Ligure quali snodi importanti per la cocaina importata dal Sud America.