Nella mattinata odierna, in Lombardia, Piemonte, Liguria, Emilia Romagna, Calabria e Sicilia, i Carabinieri del Noe di Milano, con la collaborazione dei Noe e Comandi provinciali con un imponente dispositivo di circa 200 militari impiegati, hanno dato esecuzione a un’ordinanza di misura cautelare (6 in carcere, 3 agli arresti domiciliari e 7 con obbligo di firma) nei confronti di soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, di traffico illecito di rifiuti in concorso e realizzazione di discariche abusive ubicate in Piemonte, Lombardia e Veneto. Nel corso delle indagini sono stati sottoposti a sequestro 9 capannoni industriali riconducibili ad aziende operanti nel campo del trattamento dei rifiuti unitamente a vari  automezzi – anche appartenenti a società di trasporto - utilizzati nelle attività criminali, per un importo complessivo di circa 3.000.000 di euro.

Le discariche abusive

Le attività investigative hanno consentito di individuare l’esistenza di un gruppo criminale operante nel campo del trattamento e trasporto dei rifiuti, dedito alla gestione e smaltimento illecito di ingenti quantitativi di rifiuti, costituiti da rifiuti indifferenziati urbani e speciali provenienti prevalentemente - su diversi canali - da varie regioni del Nord Italia, attraverso lo stoccaggio ed il successivo abbandono in capannoni industriali dismessi, dando luogo, in tal modo, alla creazione di numerose discariche abusive, localizzate e sequestrate nelle località di Sale (Al), Breda Di Piave (Tv), Oltrona San Mamette (Co), Ossona (Mi), Cerrione (Bi), San Pietro Mosezzo (No), Pregnana Milanese (Mi), Romentino (No), Caltignaga (No) e Momo (No).

 

Le indagini hanno avuto origine da un monitoraggio sul fenomeno degli incendi ai danni degli impianti formalmente autorizzati alla gestione dei rifiuti e di diversi capannoni industriali adibiti a discariche abusive, avviato nel marzo 2018 a seguito della recrudescenza di tale fenomeno. I roghi rappresentavano una modalità per l’illecito smaltimento – senza oneri – di quelle che sono le componenti di costo per le aziende di settore, ossia gli scarti non più recuperabili.

 

Così è stata scoperta un’articolata rete criminale costituita da diversi soggetti, alcuni dei quali collegati direttamente e/o indirettamente ad imprese operanti nel settore dei rifiuti, altri privi di qualsivoglia titolo autorizzativo che, attraverso operazioni continuative e con ruoli diversi, in modo organizzato, condividevano un articolato e rodato programma criminoso che prevedeva lo smaltimento illecito di ingenti quantitativi di rifiuti speciali per il conseguimento di un profitto ingiusto.

I ruoli nel traffico dei rifiuti

Pertanto, nel corso delle attività, sono stati individuati i soggetti colpiti dall’odierno provvedimento cautelare che rivestono, nell’ambito dell’organizzazione dedita al traffico illecito di rifiuti smantellata gravitante sulle società  Tommasi Srl di Sale (Alessandria) ed Eco Ambiente di Caltignana (Novara), i seguenti ruoli:

  • produttori rifiuti o i primi ricettori dei rifiuti, soggetti solitamente in regola con le autorizzazioni ed interessati al conferimento di grossi quantitativi di rifiuti verso imprese autorizzate, almeno formalmente, a riceverli. Si tratta di società solide sia dal punto di vista patrimoniale che da quello economico, con numerosi rapporti contrattuali per la raccolta di rifiuti. Pertanto, provare il coinvolgimento di questi soggetti nel traffico di rifiuti è difficoltoso stante la regolarità formale del loro operato;

  • gli imprenditori titolari di una formale autorizzazione al trattamento dei rifiuti (quasi sempre inefficace per l’assenza delle garanzie fideiussorie obbligatorie), utilizzati dai primi per il conferimento apparentemente regolare dei rifiuti ma in realtà poi destinati a capannoni adibiti a discariche abusive e mai smaltiti regolarmente. In questo caso si tratta di società non patrimonializzate, spesso gestite da prestanome e destinate ad avere una durata breve nel tempo;

  • i trasportatori, titolari di regolare autorizzazione al trasporto di rifiuti, che si prestano a trasportare rifiuti verso siti non autorizzati, con documentazione di trasporto (FIR) falsa o comunque irregolare;

  • soggetti che si occupano del reperimento dei capannoni da adibire a discarica abusiva, proponendoli ai produttori (o intermediari) dei rifiuti e agli imprenditori titolari della formale autorizzazione, che acquisiscono in uso tali capannoni e vi stipano i rifiuti loro conferiti dai produttori (o intermediari);

  • soggetti che si occupano anche della intermediazione abusiva nel settore, mettendo in contatto i produttori/intermediari dei rifiuti con le imprese formalmente titolate a ricevere rifiuti  e con i trasportatori disponibili ad attività illegale.

Lo smaltimento illegale dei rifiuti

La spazzatura veniva smaltita illegalmente attraverso diverse procedure.

I rifiuti in arrivo/entrata presso gli impianti della società oggetto d’indagine venivano scaricati dagli automezzi di trasporto e stoccati all’interno e/o all’esterno del sito per un tempo breve (alcune ore). Gli scarti - così come ricevuti dal produttore – venivano ri-caricati su di un automezzo (che i soggetti indagati in gergo chiamato “navetta”) di proprietà di una ditta di “fiducia” e smaltiti abusivamente presso i capannoni industriali prescelti da destinare a discarica abusiva di rifiuti; un’operazione del tutto clandestina di trasferimento illegale di rifiuti da camion a camion;

 

Oppure, attraverso una sorta di “giro bolla”: il gestore dell’impianto faceva apparire adempiuti gli obblighi di ricevimento e recupero senza in realtà neanche scaricare dal mezzo gli scarti ricevuti con regolare formulario di identificazione mentre all’autista del mezzo che li trasferiva (anche in questo caso di “fiducia”) veniva rilasciato un documento di trasporto che attestava formalmente il trasferimento di materiale ottenuto da operazioni (fittizie) di recupero e/o riciclaggio.