Dovranno comparire il prossimo 19 novembre dinnanzi al Gup del Tribunale di Catanzaro, i 20 indagati nell'ambito dell'inchiesta denominata Molo 13 messa a segno dal comando provinciale della Guardia di Finanza e coordinata dalla direzione distrettuale anitimafia di Catanzaro. Il sostituto procuratore Debora Rizzo ha infatti chiesto il rinvio a giudizio per tutti gli indagati accusati a vario titolo di associazione dedita al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, commercio di sostanze stupefacenti e detenzione abusiva di arma da fuoco.

Tutti gli indagati

  1. Agazio Andreacchio, 1977 Guardavalle
  2. Giuseppe Bava, 1977, Guardavalle
  3. Nicola Chiefari, 1973, Guardavalle
  4. Leonardo Ferro, 1985, Reggio Calabria
  5. Emanuele Fonti, 1960 Messina
  6. Angelo Gagliardi, 1995, Soverato
  7. Francesco Galati, 1977, Catanzaro
  8. Bruno Gallace, 1972, Guardavalle
  9. Cosimo Damiano Gallace, 1961, Guardavalle
  10. Nicola Guido, 1984, Catanzaro
  11. Mario Palamara, 1969 Melito Porto Salvo
  12. Benito Andrea Riiritano, 1993, Soverato
  13. Francesco Riitano, 1980, Guardavalle
  14. Paolo Riitano, 1976, Catanzaro
  15. Agazio Andrea Samà, 1974, Guardavalle
  16. Gianluca Tassone, 1979, Vibo Valentia
  17. Francesco Taverniti, 1974, Guardavalle,
  18. Domenico Vitale, 1969, Catanzaro
  19. Domenico Vitale 1966, Guardavalle
  20. Giuseppe Vitale, 1977, Catanzaro.

L'indagine

L'indagine aveva evidenziato un grave quadro indiziario a carico di esponenti di spicco della cosca di 'ndrangheta radicata sul territorio di Guardavalle, e riconducibile alla famiglia Gallace, che avevano messo in atto una ramificata organizzazione criminale transazionale con lo scopo di agevolare l’associazione di stampo ‘ndranghetistico, caratterizzata da marcati profili operativi internazionali, capace di pianificare ingenti importazioni di cocaina dal Sud America (Colombia, ma anche Brasile) e di “piazzarla” in Europa (Spagna, Olanda, Inghilterra e Slovenia), Nuova Zelanda e Australia.

Nell'ambito dell'operazione era emerso il ruolo verticistico assunto da uno degli esponenti di vertice del sodalizio di ‘ndrangheta, conosciuto come cosca Gallace che, nel corso degli ultimi decenni, si è trasformata in una vera e propria impresa criminale attraverso numerose attività illecite, che hanno consentito di accrescere la potenza militare ed economica e di acquisire un controllo sempre più penetrante del territorio della fascia ionica a cavallo delle province di Catanzaro e Reggio Calabria, con diramazioni nell'hinterland laziale, toscano e lombardo.

Il server in Costa Rica

L'indagine aveva fatto emergere il sistematico utilizzo, per il traffico illecito, di metodi di comunicazione non convenzionali, con dispositivi elettronici, associati a sim straniere, che si avvalevano di tecniche di messaggistica criptata tra "account" e "domini" associati a un server sito in San José (Costarica). A tale proposito, a seguito del sequestro da parte delle Autorità olandesi di dati criptati con tecnologia non convenzionale, denominata PGP, estrapolati proprio da tale server, con la preziosa collaborazione del rappresentante Italiano presso Eurojust, è stato possibile utilizzare un numero formidabile di messaggi di posta elettronica, prevalentemente in lingua italiana, trasmessi da dispositivi BlackBerry, con la crittografia PGP.

Con la decriptazione di tale messaggistica, da parte dello Scico e del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Catanzaro della Guardia di Finanza, è stato possibile trarre significative indicazioni sul modus operandi dell’organizzazione, identificare i sodali e ricostruire numerosi episodi di commercio e importazione di sostanze stupefacenti, tra i quali l’importazione di una fornitura del peso di oltre 150 chilogrammi di cocaina  sequestrata nel maggio 2017 presso il porto di Livorno, e per la quale, le chat scambiate tra i soggetti coinvolti, consentiva di rilevare che era stato commissionato l'acquisto di circa 200 kg di cocaina dalla Colombia, trasportato all'interno di un container a bordo di una motonave partita dal porto di Cartaghena (Colombia), il cui recupero, programmato inizialmente a Barcellona (Spagna), veniva tentato, con esito negativo, presso Livorno.

Il collegio difensivo è composto dagli avvocati: Vincenzo Cicino, Domenico Concolino, Salvatore Staiano, Guido Contestabile.