Sono 43 ordinanze di custodia cautelare in carcere e 14 i soggetti finiti ai domiciliari nell'ambito dell'operazione “Crypto” condotta questa mattina dalla Guardia di finanza e che ha stroncato un traffico internazionale di droga. Inchiesta coordinata dal procuratore di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri e dagli aggiunti Giuseppe Lombardo e Gaetano Paci.

Operazione Crypto, la genesi

L'inchiesta nasce dall'operazione Gerry che, nel 2017, consentì di sgominare una consorteria composta da elementi di vertice delle cosche Molé-Piromalli di Gioia Tauro e Pesce-Bellocco di Rosarno. Oltre che in Calabria, il blitz ha impegnato circa 400 finanzieri in Sicilia, Piemonte, Puglia, Campania, Lombardia e Valle d'Aosta. Sono complessivamente 93 gli indagati tra cui esponenti di spicco della 'ndrina Cacciola-Certo-Pronestì che, secondo la Procura, avevano messo in atto un'organizzazione transnazionale capace di pianificare ingenti importazioni di cocaina dal nord Europa e dalla Spagna e di piazzarla in buona parte delle regioni italiane e anche all'estero.

Gli indagati avevano a disposizione una flotta di mezzi necessaria per far giungere a destinazione la droga e potevano, inoltre, contare sull'utilizzo di schede telefoniche tedesche e sulla possibilità di recuperare e modificare ad hoc auto dotate di doppi fondi così da renderle praticamente impermeabili ai controlli. La cocaina raggiungeva diverse piazze di spaccio. Tra i personaggi principali della rete c'era un cittadino dominicano, Humberto Alexander Alcantara. Era lui che garantiva ai calabresi i contatti diretti con i fornitori sudamericani. Tra gli indagati Marco Paladino, legato alla cosca Gallace di Guardavalle e stabilmente residente in Germania che aveva sia la funzione di corriere che quella di procacciatore di partite di cocaina provenienti dal nord Europa.

In Germania pure Domenico Tedesco con il compito, secondo gli inquirenti, di fornire appoggio logistico ai referenti dell'organizzazione. L'inchiesta, inoltre, ha dimostrato contatti con esponenti della cosca Cappello di Catania per creazione di una rotta in grado di fare giungere la cocaina a Malta. Ai domiciliari Ivan Meo che, nel 2018, assieme a due soggetti, si è recato via mare a Malta e ha riportato in Italia oltre 50mila euro provento di cessione di droga. Durante l'indagine arrestati in flagranza 10 corrieri e sequestrati circa 80 chili di cocaina.

Operazione Crypto, il procuratore Bombardieri

«L'indagine è di particolare rilievo in ragione di quello che è stato accertato e di come è stato accertato. Si parte da alcuni spunti investigativi che nascevano in una precedente indagine di narcotraffico, poi sviluppati adeguatamente dal Goa di Catanzaro e dallo Scico di Roma e che hanno consentito di ricostruire un network di traffico che vedeva nelle cosche rosarnesi avere una serie di contatti con fornitori sudamericani stabilitisi nel Nord Europa».

Lo ha detto il procuratore di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri a margine della conferenza stampa per illustrare i dettagli dell'operazione Crypto che ha portato all'arresto di 57 persone per un narcotraffico internazionale di cocaina gestito dalla 'ndrangheta della provincia reggina. «Dalle porte del Nord Europa, - ha aggiunto Bombardieri - lo stupefacente arrivava via gomma nella Piana di Gioia Tauro dove veniva stoccato e da lì distribuito attraverso altri sodalizi criminali in varie parti di Italia, dal Piemonte alla Sicilia, e addirittura con la realizzazione di nuove rotte di spaccio che vedevano come orizzonte anche Malta. Era, quindi, un'organizzazione molto articolata che è partita anche utilizzando un codice numerico che ha reso molto difficile l'indagine. L'interpretazione di questo codice è stata davvero molto difficoltosa. Si trattava di messaggi che recavano solamente dei numeri senza nessuna indicazione o punteggiatura. Grazie all'abilità degli investigatori è stato possibile dare un significato a questi numeri che peraltro oggi hanno trovato riscontro in un pizzino, sequestrato, riportante il codice attraverso cui i numeri vengono abbinati alle lettere».

«L'operazione Jerry - ha affermato il procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo - aveva già ricostruito un quadro del narcotraffico internazionale. In quella prima esecuzione erano emerse due utenze criptate che erano state lasciate da parte per poi tornare nell'odierna indagine». «Il fatto che sia un'indagine per narcotraffico non deve sminuire il senso dell'operazione - ha sostenuto l'aggiunto Gaetano Paci - perché si tratta di indagini che richiedono un approccio e un contrasto di livello molto elevato anche a fronte dei mezzi di natura tecnologica utilizzati».

Traffico di droga: tutti i nomi degli indagati

Humberto Alexander Alcantara, (Repubblica Domenicana)
Filippo Angelica, Catania
Christian Ashimordi (Provincia di Napoli)
Giuseppe Battaglia, Catania
Salvatore Battaglia, Catania
Gianfranco Benzi, (Provincia di Torino)
Giuseppe Cacciola, (Rosarno, Reggio Calabria)
Rocco Cacciola, (Rosarno, Reggio Calabria)
Francesco Cambria, Catania
Fabio Cappone, (Rosarno, Reggio Calabria)
Maurizio Caruso, (Provincia di Torino)
Angelo Catanzaro, (Provincia di Catania)
Francesco Cavarra, Aosta
Domenico Certo, (Rosarno, Reggio Calabria)
Nicola Certo, (Rosarno, Reggio Calabria)
Michele Chindamo, (Giffone, Reggio Calabria)
Ciro Cilento, Napoli
Paolo Cirelli (residente in provincia di Torino)
Orazio Coco (Catania)
Paolo Di Mauro (residente in provincia di Catania)
Marco Esposito (Torino)
Natale Esposito (Torino)
Rocco Antonio Fedele (Rosarno)
Salvatore Fedele (Candidoni, Reggio Calabria))
Sergio Gagliardi (Torino)
Pasquale Giovinazzo (Malvito, Cosenza)
Massimiliano Guerra (provincia di Torino)
Antonio Gullace (Polistena)
Alfred Islami (Albania)
Patrik La Comare (Asti)
Giorgio La Pietra (Napoli)
Carmelo Liistro (Catania)
Eugenio Magnelli (Cosenza)
Alessandro Marigliano Amantea)
Alessio Martello (Fuscaldo, Cosenza)
Santo Maugeri Provincia di Catania)
Massimiliano Mazzanti (Milano)
Andrea Mazzei (Lamezia Terme)
Ivan Meo (Catania)
Matteo Mero (Provincia di Torino)
Massimiliano Mirra (Provincia di Torino)
Domenico Misia (Palermo)
Walter Modeo (Provincia di Taranto)
Stefano Montagono (Provincia di Torino)
Marialuisa Nasso (Provincia di Torino)
Concettina Nicastro (Rosarno, Reggio Calabria)
Marco Paladino (Polistena, detenuto in Germania)
Antonio Paletta (Roggiano Gravina, Cosenza)
Gennaro Paletta (Roggiano Gravina, Cosenza)
Giampiero Pati (Amantea, Cosenza)
William Pati (Amantea, Cosenza)
Antonio Marco Penza (Lecce)
Vito Penza (Lecce)
Giuseppe Pescetto (Provincia di Napoli)
Santa Pitarà (Provincia di Catania)
Giuli Pizzo (Siracusa)
Maurizio Pizzo (Siracusa)
Roberto Poli (provincia di Bari)
Roberto Porcaro (Cosenza)
Bruno Pronestì (Rosarno)
Roberto Pronestì (Rosarno)
Simone Pronestì (Rosarno)
Alessandro Raso (Torino)
Vincenzo Raso (Provincia di Torino)
Michele Saccotelli (Provincia di Torino)
Alessandro Scalise (Lamezia Terme)
Carolina Scalise (Amantea, Cosenza)
Salvo Sorbello (Provincia di Catania)
Manuel Spagnoli (Provincia di Torino)
Leonardo Spampinato (Palermo)
Elisabeta Spiridon (Germania)
Alexandro Spoletti, Alpignano (TO)
Antonio Stelitano, Reggio Calabria
Lorenzo Stelitano, Reggio Calabria
Andrea Sulli, Givoletto (TO)
Francesco Suriano, Castiglione delle stiviere domiciliato ad Amantea
Alessandro Talarico, Avigliana (TO)
Michele Tavano, Torino
Domenico Tedesco, Hattersheim (Germania)
Giuseppe Trombetta, Fuscaldo (CS)
Marco Truono Rivoli (TO)
Andres Alfredo Urbaneja Sanchez, Torino
Salvatore Valenzisi, Giffone (RC)
Francesco Varone, Rosarno (RC)
Vincenzo Vercei, Grugliasco (TO)
Lucian Costel Vonceanu, Giarre (CT)
Alessandro Villani, Torino
Gianfranco Viola, Torino
Fabio Vitale, Catania
Franco Vitale, Catania
Giuseppe Vitale, Catania
Rosario Zagame, Catania
Giuseppe Zullo, Benevento

Crypto, le indagini

Le indagini avrebbero dimostrato che tra i rosarnesi e le altre associazioni criminali si era creata una vera e propria sinergia; sebbene nella quasi totalità dei casi le ingenti partite di narcotico partivano dalla Calabria per approvvigionare i vari acquirenti, quest'ultimi, in alcuni casi, "ricambiavano il favore" provvedendo a rifornire di stupefacente gli stessi rosarnesi o rifornendo un altro gruppo mediante l'intermediazione degli stessi. 

Tra i gruppi criminali destinatari dei carichi di droga, negli atti dell'inchiesta figurano diversi e autonomi gruppi delinquenziali: quello operante nelle zona di Amantea e Cosenza, riconducibile rispettivamente a Francesco Suriano, esponente di spicco della ’ndrina Gentile, e a Roberto Porcaro, reggente della ’ndrina Lanzino, quello radicato nel Torinese, facente capo a Vincenzo Raso; quello operante nella città di Catania, riconducibile a Francesco Cambria, esponente di spicco del "Clan Cappello". C'erano poi referenti operanti tra le città di Siracusa, Benevento e Milano.

Tra gli acquirenti delle partite di narcotico, inoltre, sarebbero stati individuati esponenti di spicco della cosca Cappello di Catania. È indicativa, al riguardo, secondo le Fiamme Gialle catanzaresi e la Dda reggina, l'apertura di una rotta per far giungere la cocaina anche in territorio maltese. Più nello specifico, nel febbraio 2018, Ivan Meo, elemento vicino al Clan catanese Cappello, e due complici non identificati, che facevano da "staffetta", raggiunsero via mare, partendo da Pozzallo (RG), a Malta, dove avrebbero consegnato droga. Come provento della consegna, Meo riportò in Italia 50.850 euro. La somma, nel corso di una perquisizione veicolare, fu però sequestrata dai finanzieri al ritorno dei corrieri a Pozzallo.

Con la decriptazione di tale messaggistica, è stato possibile trarre significative indicazioni sul modus operandi dell’organizzazione, identificare i sodali e ricostruire numerosi episodi di commercio e importazione di sostanze stupefacenti. Infatti, nel corso delle indagini, su attivazione del Nucleo di Polizia Economico- Finanziaria del Gico di Catanzaro, sono stati arrestati in flagranza di reato da altri reparti della Guardia di Finanza 10 corrieri di droga e sequestrati circa 80 chili di cocaina, che una volta immessa in commercio avrebbe fruttato all’organizzazione più di 4 milioni di euro, oltre che svariati chili tra marijuana e hashish. Inoltre, dall'attività d'indagine è emerso che, tra l'aprile e il novembre del 2018, l'organizzazione criminale ha movimentato, oltre a quelli sequestrati, altri 140 chili di cocaina.

Le contestuali indagini patrimoniali, sempre delegate al Nucleo di polizia economica e finanziaria di Catanzaro e allo Scico di Roma, hanno consentito anche l’emissione di un sequestro preventivo d’urgenza di beni, per un valore complessivo stimato in oltre 3,7 milioni di euro, costituito da: fabbricati, società e relativi complessi aziendali, automezzi e numerosi rapporti bancari e finanziari, dislocati in Calabria, Sicilia, Puglia, Emilia Romagna, Lombardia e Piemonte.

In particolare, attraverso articolate investigazioni economico-patrimoniali si è proceduto a verificare, per ciascun soggetto, la presenza di sproporzione tra i redditi dichiarati e le possidenze intestate procedendo, al fine di scongiurare la dispersione dei patrimoni, al sequestro d’urgenza dei beni non giustificati.