Proprio qualche giorno fa la Regione Calabria, ha approvato il Piano per il diritto allo studio stanziando 4,5 milioni di euro per i comuni delle province di Catanzaro, Cosenza, Crotone, Vibo Valentia e Città Metropolitana di Reggio Calabria. Queste risorse saranno destinate a soddisfare meglio l’assistenza specialistica, ausili didattici ed attrezzature per l’inserimento degli alunni disabili, contributi sui buoni pasto relativi al servizio mensa, contributi per le spese per i servizi residenziali (convitti e semiconvitti), trasporto scolastico attività scolastiche in ospedale, istruzione domiciliare. 

È innegabile che l’esigenza di rimpinguare l’intervento programmato da Ministeri e Regioni, sia dovuta anche alla difficoltà di incastrare il caro prezzi con l’offerta dei servizi che i Comuni hanno messo a bando su basi d’asta complicati. È il caso specifico e possiamo dire cronico del Comune di Crotone dove sia il primo bando comunale per la mensa è andato deserto, con una scuola che aveva addirittura pensato di ospitare il catering chiamato dai genitori, e sia la seconda procedura ad inviti, scaduta il 17 ottobre scorso, non ha sortito alcuna offerta da parte delle ditte che pure offrono lo stesso servizio e non solo per i comuni della provincia.

Le dichiarazioni di una delle cooperative

A tal proposito abbiamo sentito il dottor Antonio Senatore Presidente di una delle cooperative più longeve della Calabria, fondata nel 1978, specializzata nella ristorazione collettiva e titolare di una rilevante fetta di mercato pubblico e privato, tra cui proprio il servizio mensa scolastica a Crotone, provincia ed anche in alcuni comuni della provincia di Catanzaro.

Dottore, cosa è accaduto quest’anno e perché non è ancora possibile, secondo lei, erogare un pasto ai nostri figli che fanno il tempo pieno nelle scuole della città di Crotone?
“Capisce che se lo scorso anno abbiamo partecipato e vinto il bando a 4.10 a pasto, quest’anno con il caro prezzi che non sto qua a quantificare quanto e come incide sulla nostra filiera di offerta di servizi, non potevamo pensare di essere in grado di fare offerte su una base d’asta ne di 4.35 e nemmeno a 4.50 a pasto”.

Eppure nella provincia, dove già erogate il servizio, sta andando tutto normalmente, lì sono state fatte proposte di bando con basi di partenza più alti?
“Si e no, nel senso che ad Isola, giusto per fare un esempio, c’è stata l’offerta a base 5 euro, ed ed in altri comuni è differente ma si tratta di situazioni inevitabilmente diverse, così come ogni singola situazione presenta, ovviamente, condizioni ed esigenze di servizio differenti. A Crotone abbiamo una offerta giornaliera media di circa 400 pasti in 25 plessi differenti con un servizio che ha necessità di più di 40 unità che ruotano tra addetti alla mensa, cuochi e trasportatori; in una scuola di periferia, ad esempio, è capitato e siamo certi possa ricapitare, di dover andare a fornire 3 soli pasti. Capisce che inviare 7 o 8 mezzi con relativi operatori al trasporto e, come previsto per legge, l’addetto allo scodellamento, il prezzo di mercato che dovremmo pensare va ben oltre queste cifre, anche senza caro prezzi…”.

È altrettanto lapalissiano che si sarebbe potuto e dovuto intervenire per tempo e con un bagaglio di informazioni “adeguate” da condividere con i dirigenti scolastici e famiglie. Anche perché il dubbio che molti comuni giochino con l’avere la giustificazione pronta mentre il servizio non erogato corrisponda con meno risorse impiegate dalle pubbliche amministrazioni, sale a dismisura. È bene rammentare infatti che i pasti, secondo Isee, vengono pagati in parte dal Comune ed in parte dai genitori, che le quote e le ripartizioni sono gestite in autonomia da ogni singolo comune e le poste di bilancio dovrebbero essere controllate e sollecitate in funzione della sensibilità dei Consigli comunali, oltre che dalle Giunte ovviamente.

Il trasporto scolastico

Sul trasporto abbiamo sentito anche l’assessore comunale Rachele Via.

Assessore, sa delle lamentele e disagi patiti soprattutto dalle famiglie delle contrade e delle periferie, è finalmente partito il servizio di trasporto scolastico? Se no, perchè e quando e quanti sono stati gli iscritti e quanto anticipo hanno versato? 
“Proprio oggi abbiamo approvato la delibera a cui segue la pubblicazione del bando per l’affidamento del servizio. La gara prevede un tempo di quindici giorni dalla data di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. Non desti perplessità il fatto che il servizio partirà in questi termini in quanto, proprio per venire incontro all’utenza, abbiamo per tre volte prorogato i termini per l’iscrizione che oggi prevede quattrocento iscritti. Le modalità di iscrizione prevedeva il versamento di una cauzione che verrà poi successivamente riconosciuta a sconto dell’ultima mensilità”.

L'assistenza ai bimbi con difficoltà

E purtroppo perplessità fa rima con scarsità di servizi, così come abbiamo constatato in quelli che dovrebbero essere rivolti ai più deboli e bisognosi.
Come nel caso dell’assistenza al sostegno per i bimbi con difficoltà, dove abbiamo invece sentito una mamma; qualche settimana fa avete portato le vostre istanze in una partecipatissima e molto toccante Commissione consiliare: a che punto siamo oggi, è partito il servizio a supporto dell’importantissimo lavoro del sostegno a scuola rivolto ai vostri figli?

Purtroppo ancora no, solo dopo la sensibilità e l’efficacia dell’intervento del presidente Fabrizio Meo e di Alessandra Perziano con la sua associazione, primi ed unici ad occuparsi di noi, grazie a loro siamo riusciti a sollecitare il transito dei fondi alle scuole che, in ritardo, stanno completando l’iter degli avvisi, ma ci vorrà, nella migliore delle ipotesi, inizio novembre”.

Cosa significa concretamente per i vostri figli?
“Che senza ulteriori operatori hanno un ridottissimo orario a scuola (non più di 18 ore settimanali), non si possono nemmeno pianificare alcune attività e, comunque, fanno i pacchi di trasporto avanti indietro, rappresentando così un “corpo” estraneo alla classe”.

Quanto sarebbe importante pianificare un lavoro pluriennale e quanto incide il continuo turn over di insegnanti e operatori del sostegno sulla stessa emotività dei bimbi?
“Tantissimo, ogni bimbo, in funzione del tipo di abilità che ha, non è affatto preparato al concetto stesso di cambiamento; ha necessità di strutturare rapporti emotivi per potersi esprimere e, soprattutto, per interagire e far arricchire chi lo circonda. I nostri bimbi non hanno necessità di amore, figuriamoci pietà: l’amore ce l’hanno già in famiglia. I nostri bimbi hanno diritto a strumenti che possano permettere di crescere e far crescere chi li incontra ed interagisce con loro; è possibile ed alla portata di leggi e finanziamenti che vanno sfruttati per tempo ed in maniera strutturale e noi mamme che ci informiamo e formiamo “per forza” sappiamo e vediamo che altrove si fa e si fa bene e, soprattutto, fa bene ai tessuti sociali che operano in tal senso; fa bene alla scuola, e fa bene alla crescita delle nuove generazioni tutte”

Siete arrabbiate?
“No, siamo tristi, dietro una 104 c’è un disagio o un dolore non una pratica da evadere e disagi e dolori possono e devono divenire opportunità; e questo noi lo impariamo subito, lo dobbiamo imparare subito, altrimenti, i disagi ed i dolori prendono il sopravvento su tutto”.