Ideatore e istigatore della brutale violenza sarebbe stato un 31enne che accusava la vittima di aver avuto una relazione con la moglie. In carcere anche i tre presunti fiancheggiatori
Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
Brutalmente pestato con un palo di legno e poi con un piede di porco per costringerlo ad ammettere una relazione sentimentale con la moglie. Secondo la ricostruzione della Dda, ideatore e istigatore dei due violenti pestaggi ai danni di P. R. sarebbe stato Vitaliano Costanzo, catanzarese di 31 anni questa mattina raggiunto da una ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Catanzaro su richiesta della direzione distrettuale antimafia di Catanzaro.
I fiancheggiatori
A stringere il cerchio attorno a Costanzo e ai suoi presunti fiancheggiatori - Francesco Squillace 54 anni, Riccardo Elia 31 anni e Luigi Pettinato 27 anni, tutti in carcere - la Squadra Mobile di Catanzaro che è riuscita a ricostruire il contesto entro cui gli episodi sono maturati grazie all'escussione di diversi testimoni e all'acquisizione di immagini dei sistemi di videosorveglianza.
L'interrogatorio
Secondo la ricostruzione, nel pomeriggio dello scorso 26 ottobre P.R. veniva convocato da Vitaliano Costanzo nella sua abitazione attorno alle 17.30 per costringerlo ad ammettere una relazione con la moglie. Ma di fronte alla negazione della vittima, Costanzo avrebbe invitato la vittima a seguirlo in una stalla adiacente all'abitazione, dove avrebbe iniziato a picchiarlo con un palo di legno per farlo confessare. Armato di pistola gli avrebbe poi sottratto il telefono cellulare per controllare l'eventuale presenza di chat con la moglie.
L'aggressione
L'interrogatorio sarebbe andato avanti fino a mezzanotte. Il giovane sarebbe poi stato portato a Catanzaro Lido alla presenza della donna, dove dopo ripetute insistenze e pressioni avrebbe ammesso la relazione. Tuttavia, il giorno successivo lo stesso Costanzo si sarebbe presentato a casa della vittima invitandolo nuovamente a seguirlo. Nella stalla e insieme agli altri indagati l'uomo sarebbe stato nuovamente sottoposto ad un violento pestaggio. Armati di un piede di porco si sarebbero accaniti sul bacino, sulle gambe e sulle braccia e successivamente con un pezzo di legno. Secondo la ricostruzione, l'uomo sarebbe stato sottoposto «a gravi sevizie fisiche per circa due ore colpito ripetutamente con un piede di porco, con una spranga di ferro e con un bastone in varie parti del corpo mettendolo in pericolo di vita e cagionandogli diverse fratture».
La manovra salvavita
Al termine dell'aggressione, l'uomo sarebbe stato poi caricato a bordo della sua stessa auto e lasciato sotto la sua abitazione, dove veniva soccorso dai familiari prima di perdere i sensi. Gli zii avrebbero praticato una manovra salvavita alla vittima che rischiava il soffocamento a causa dell'eccessivo rigonfiamento della lingua e poi trasportato al pronto soccorso, dove gli venivano riscontrate diverse fratture scomposte e sottoposto ad interventi chirurgici.
Modalità mafiose
I quattro indagati sono accusati a vario titolo di tortura, lesioni personali, sequestro di persona e rapina aggravati dalle modalità mafiose. Secondo il gip, Chiara Esposito, che ha firmato l'ordinanza di custodia cautelare: «È innegabile la natura oggettivamente mafiosa dell'aggressione trattandosi di barbara e spietata violenza, attentamente pianificata e commessa con modalità sfrontate e brutali tipiche dell'agire della criminalità organizzata; intenzionata in tal modo a palesare il suo potere e la sua forza all'inerme collettività, tenuto conto anche della contiguità degli odierni indagati al clan di Gagliano».