VIDEO | Raffaele calabrese, 55 anni, è affetto da sclerosi multipla e da due anni ha smesso di camminare autonomamente. Ora vive in carrozzina ma non può uscire per colpa della burocrazia
Tutti gli articoli di Cronaca
Prigioniero in casa sua, legato alle catene invisibili della mala burocrazia e mala politica calabrese. È così che si sente Raffale Calabrese, 55 anni, mentre sta seduto sulla sua carrozzina tutto il giorno e sente il suo corpo cedere sotto i colpi della malattia, la sclerosi multipla, diagnosticata con enorme ritardo nel 2013. Raffaele vive a Tortora insieme a sua moglie Pina Lotti in un appartamento al primo piano di una palazzina popolare e da due anni, da quando ha smesso di camminare sulle sue gambe, quella è diventata la sua gabbia dorata. L'uomo non può salire né scendere, non può andare a prendere una boccata d'aria, non può scappare in caso di emergenza, non è libero di uscire autonomamente da quelle mura per nessuna ragione al mondo. L'ascensore, che dista poco più di un metro dalla porta di casa sua, non può essere utilizzato. Manca il libretto del collaudo, il documento contenente la certificazione che l'impianto di sollevamento sia sicuro e agibile.
La lunga odissea di Raffale
Nel 2002 si trasferisce a Tortora in uno degli appartamenti di proprietà dell'Aterp, dove vive con moglie e figli. Il suo dramma è già cominciato, ma lui ancora non lo sa. Da studente già manifestava i sintomi della sclerosi multipla ma i medici lo hanno curato per l'ansia per decenni. La diagnosi arriva soltanto nel 2013, quando la malattia è già in stato avanzato ed arginare le conseguenze diventa un'impresa. Si cura costantemente tra una visita e un esame, ma la sclerosi multipla è impietosa: due anni fa Raffaele smette di camminare autonomamente, non può farlo senza aiuto, passa quasi tutto il giorno sulla carrozzina. A marzo di un anno fa deve fare i conti con un altro incidente di percorso. Con l'arrivo della pandemia le forniture dei medicinali arrivano a singhiozzo e alle visite si sottopone solo quando può. Risultato: le sue gambe tremano più del solito, cedono ogni giorno di più. Quell'ascensore, che è la sua unica porta sul mondo, diventa prezioso come l'oro. Ma quella porta a pochi centimetri da lui non si apre, come da 19 anni a questa parte. I burocrati hanno detto che manca un certificato che nessuno ha mai visto.
Le battaglie di Pina e Raffaele
Sua moglie chiede quel certificato, lo cerca da tempo, ma nessuno lo trova né sa dire se sia mai esistito. Pina denuncia, una, due, tra, quattro volte e in cambio riceve pacche sulle spalle. Tranne a settembre scorso, quando la località balneare tirrenica è in piena campagna elettorale e casa sua si presenta uno dei candidati, promettendo di prendere la situazione a cuore. Quelle parole, ovviamente, risulteranno vanne. Pina si rivolge anche all'Aterp, l'ente pubblico che gestisce gli alloggi, ma anche qui non sanno risolvere il problema. Inviano però un nuovo tecnico, che dopo un breve sopralluogo sentenzia: l'ascensore mai utilizzato è ormai obsoleto e per renderlo agibile occorrono 20mila euro di lavori. Quella è l'ultima comunicazione.
Raffaele: «Ho bisogno di uscire»
«Farmi una passeggiata, trovare qualcuno e scambiare qualche parola, sembra una cosa insignificante, però vi posso assicurare che per me è una cosa bellissima». Ha gli occhi malinconici Raffaele quando pronuncia queste parole nel soggiorno di casa sua, in quella casa in cui ha vissuti momenti di felicità e spensieratezza e che adesso è diventata la sua prigione dorata. Tutto quello che vorrebbe è una vita normale, senza dover dipendere da qualcuno, anche se quel qualcuno è la donna che ha deciso di passare con lui il resto della sua vita. E' infatti la sua moglie Pina che, nelle sue rare uscite, lo aiuta a scendere le scale, rischiando entrambi di cadere rovinosamente.
L'appello
Pina e Raffaele non ce la fanno più, sono provati e amareggiati. «Chiunque ci possa aiutare - dice la donna - lo faccia. Chiediamo soltanto che ci venga riconosciuto un diritto. Mi rivolgo anche all'attuale sindaco, Antonio Iorio, se può ci dia una mano». Alle sue parole si aggiungono quelle accorate di Raffaele: «Questo ascensore c’è ed è stato fatto apposta per chi ha problemi come me - dice rivolgendosi alle istituzioni - lo facciamo funzionare?».