Il pentito Giovanni Brusca, l'ex boss di San Giuseppe Jato, lascia il carcere. Ha finito di scontare la pena e da oggi l'ex killer di Cosa nostra che il 23 maggio 1992 azionò il telecomando per la strage di Capaci - nella quale morirono il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre agenti di scorta - è un uomo libero. Nel pomeriggio, come scrive l’Espresso online, “u verru” (il porco) come era soprannominato negli ambienti mafiosi ha lasciato il carcere di Rebibbia.

Oltre 150 omicidi

Brusca è stato scarcerato per effetto della legge del 13 febbraio del 2001 grazie alla quale per lo Stato italiano ha finito di scontare la propria pena detentiva. Avendo scelto di collaborare con la giustizia ha ottenuto gli sconti di pena previsti dalla legge.

Non ci sono solo le vittime di Capaci sulla sua spaventosa lista di omicidi. Brusca - soprannominato  u verru (il porco) - è stato riconosciuto colpevole di oltre 100 omicidi. «Non riesco a ricordare tutti, uno per uno - disse -. Molti più di cento, di sicuro meno di duecento». Tra le sue vittime anche il giudice Rocco Chinnici e il piccolo Giuseppe Di Matteo (figlio del pentito Santino Di Matteo) strangolato e sciolto nell'acido

La reazione della vedova di Montinaro

«Sono indignata, sono veramente indignata. Lo Stato ci rema contro. Noi dopo 29 anni non conosciamo ancora la verità sulle stragi e Giovanni Brusca, l'uomo che ha distrutto la mia famiglia, è libero. Sa qual è la verità? Che questo Stato ci rema contro. Io adesso cosa racconterò al mio nipotino? Che l'uomo che ha ucciso il nonno gira liberamente?». Queste le parole di Tina Montinaro, la vedova di Antonio Montinaro, il caposcorta di Giovanni Falcone.

«Dovrebbe indignarsi tutta l'Italia e non solo io che ho perso mio marito - dice in un'intervista all'Adnkronos - Ma non succede. Queste persone vengono solo a commemorare il 23 maggio Falcone e si ricordano di 'Giovanni e Paolo'. Ma non si indigna nessuno».

Per la donna - impegnata oggi in Polizia a girare per le scuole per raccontare chi era il marito- tutta la Sicilia «dovrebbe scendere in piazza». «Quando questi signori prendono queste decisioni, come la scarcerazione di Brusca, non pensano a noi familiari, non pensano alle vittime. Lo Stato non sta dando un grande esempio - dice - Abbiamo uno Stato che ha fatto memoria per finta. Mancano le parole. Cosa c'è sotto? A noi la verità non è stata detta e lui è fuori e loro continuano a dire perché ha collaborato... È incredibile. O ha detto una verità che a noi non è stata raccontata». Insomma, per Tina Montinaro «c'è una giustizia che non è giustizia, allora è inutile cercare Matteo Messina Denaro, noi continuiamo a fare memoria, mi sa che c'è uno Stato che ci rema contro, una politica che ci rema contro».