Che l’inchiesta della procura di Salerno minacciasse di travolgere altri magistrati è stato evidente fin dall’arresto del presidente di sezione di Corte d’Appello, Marco Petrini. Lo si leggeva tra le righe dell’ordinanza di custodia cautelare che ha svelato come aule di giustizia e commissione tributaria regionale fossero state trasformate in un suq, in cui ogni sentenza si poteva comprare. Lo dicevano le voci, più o meno preoccupate, che hanno iniziato a rincorrersi nei corridoi e nelle aule di giustizia di Catanzaro e non solo. Ma adesso, dalle prime carte depositate, emergono i primi dati, sfuggiti alla valanga di omissis con cui si stanno coprendo gli approfondimenti in corso. E sembrano dare anche indicazioni sulle vicende che hanno motivato l’allontanamento di alcuni magistrati del distretto, a partire dall’ex procuratore di Castrovillari, Eugenio Facciolla, sul cui capo a Salerno pende una richiesta di rinvio a giudizio per corruzione e per questo è stato trasferito a Potenza, con provvedimento confermato dal Tar.


L'interrogatorio del faccendiere

Il primo indizio al riguardo emerge da uno degli interrogatori del faccendiere Mario Santoro. Nella lunghissima trascrizione di quella conversazione, una domanda del procuratore Luca Masini sopravvive alla valanga di omissis. «È il Tursi che le fa le confidenze che riguardano Facciolla?» chiede il magistrato. E Santoro non esita a dire sì. In quelle carte non c’è di più. Ma nell’informativa di recente depositata agli atti dell’inchiesta di Salerno qualche ulteriore particolare emerge.


Tutto passava da Tursi Prato

È una conversazione del 28 gennaio 2019. Il giudice Petrini e Santoro parlano senza sospettare di essere intercettati. Discutono di come e per quanto denaro aggiustare sentenze, poi passano ad un argomento più delicato. Alla base, c’è la causa da addomesticare per permettere all’ex consigliere regionale Pino Tursi Prato di mettere in salvo il vitalizio. «Ci vuole un po’ di tempo, ci vuole ancora un pò di tempo ... è un po’ complicato, un po’ complicato ... però abbiamo fiducia» dice Petrini. Santoro fa pressione, chiede se la cosa si possa definire nel giro di poco tempo, «un mese». Perché evidentemente c’è qualcosa che sembra preoccuparlo. Gli inquirenti sembrano tornati a essere molto interessati a Tursi Prato. «Nicola Gratteri vuole sentire a Tursi Prato», confida Santoro al giudice e la cosa – lascia intendere – sembra essere anche alla base delle tensioni con il procuratore generale Otello Lupacchini. Il faccendiere non specifica la sua fonte, forse si tratta dello stesso ex consigliere regionale, ma sa dare coordinate molto precise.

 

Confidenze delicate

A quanto riferisce, Tursi Prato dovrebbe essere sentito su vicende che potrebbero toccare anche diversi magistrati. Mario Spagnuolo, di cui però null'altro si dice, e  l’ex procuratore di Castrovillari, Facciolla. Lo riferisce Santoro e, quanto meno per il secondo, Petrini sembra essere in grado di completare la frase ancor prima che il faccendiere finisca. Come se fosse un dato pacifico. Poi i due si lasciano andare a commenti sul magistrato. Le accuse sono pesantissime. «Ne ha fatte di mille e una notte» riferisce Santoro, «ha preso denari da IGreco», «il padre faceva l’usuraio». Il faccendiere sembra rendersi conto di aver fatto al giudice una confidenza assai delicata, «ti devi stare zitto» gli intima.


«Evita di parlare»

I passaggi successivi sono poco chiari, fra incomprensibili e frasi smozzicate. Però si capisce quale sia il comportamento che entrambi ritengono più conveniente. «Gli ho detto “se puoi evitare evita”» dice Santoro e Petrini concorda «sì, sì è meglio». Parole in libertà o indicazioni concrete? Di certo, tutti elementi da verificare con estrema attenzione, mettendo a confronto il dato intercettato, le dichiarazioni dei protagonisti di quelle chiacchierate – ancora tutte da vagliare – ed eventuali riscontri oggettivi. E dalle carte depositate a Salerno, anche su questo fronte sembra si stia lavorando.