I magistrati si sono riuniti nell’atrio del Tribunale Ferlaino e hanno letto, a turno, passi della Costituzione. La protesta «in tutela dei diritti dei cittadini»
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«Siamo qui per scioperare a tutela dei diritti di garanzia dei cittadini. Non scioperiamo per interessi di categoria, non si discute delle nostre ferie, del nostro stipendio, delle condizioni di lavoro. Siamo qui per scioperare perché si discute del modo in cui amministrare la giustizia che chiediamo sia equa per tutti i cittadini, che garantisca il principio di eguaglianza. Separare il pubblico ministero dal giudice mina il principio di eguaglianza perché introduce culturalmente, nel nostro ordinamento, la figura della pubblica accusa che diventa, però, privata. Sarebbe un pubblico ministero che agirebbe nell’esclusivo interesse dell’accusa, non più a tutela anche dell’imputato e di tutte le altre parti processuali». Con queste parole il presidente della giunta dell’Associazione nazionale magistrati di Catanzaro, Giovanni Strangis, ha spiegato le ragioni dello sciopero che oggi sta coinvolgendo le toghe di tutta Italia.
Nell’atrio del Tribunale Ferlaino di Catanzaro i magistrati si sono riuniti, toga sulle spalle e coccarda tricolore puntata sul petto, e hanno letto a turno passi della Costituzione.
Per quanto riguarda l’adesione, Strangis afferma che «i numeri sono entusiasmanti. L’adesione è stata forte, compatta e incisiva. Abbiamo superato, all’interno del nostro distretto, il 75% delle adesioni. Anche nel resto d’Italia la percentuale è su questa linea. È forte la risposta dell’Anm, è unita la magistratura e questo consentirà certamente ai nostri rappresentanti nazionali di arrivare all’incontro col governo con una più ampia legittimazione».
Un incontro col governo sul quale l’Anm si mostra fiduciosa: «Il dialogo è possibile. La riforma costituzionale, qualunque essa sia, impone un dialogo tra tutte le parti sociali. Non possiamo accedere a una riforma costituzionale solo perché una maggioranza elettiva è stata conferita in sede di campagna elettorale. La riforma della Costituzione richiede un dialogo, non può essere autonoma approvazione di una sola parte della società».
Dopo la lettura dei passi della Costituzione, la protesta è proseguita nell’aula C del Tribunale dove è intervenuta la giudice Katarzyna Mieszkowicz, membro dell’associazione dei magistrati polacchi “Iustitia”.